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Con la bio-ingegneria le piante diventano detective dello smog

(Rinnovabili.it) – Sul fronte dell’inquinamento scende in campo l’ingegneria genetica, pronta a schierare in prima linea armi innovative e al tempo stesso presenti sulla terra da milioni di anni. Un controsenso possibile con la ricerca condotta da un team di scienziato presso l’Università del Colorado. Grazie ad un prestito concesso dal DARPA e all’interesse dimostrato dal DHS, il laboratorio di biologia Medford dell’ateneo sta portando avanti un particolare lavoro scientifico che renderà le piante cromo-reattive alla presenza di prodotti chimici o inquinanti atmosferici.
I ricercatori hanno utilizzato un programma per la progettazione di un tratto genetico che riscrivesse il modo in cui una pianta elabora i segnali, facendole perdere il tipico colore verde in caso di contatto con una sostanza chimica pericolosa. Una sorta di bio sentinella, capace di avvertire la minaccia decolorandosi per tornare verde una volta eliminata la sostanza in questione.
In realtà l’idea di utilizzare organismi geneticamente ingegnerizzati per monitorare le condizioni ambientali non è certo nuova; alcuni anni fa l’Università di Singapore ha dato i natali a speciali pesci zebra, in grado di divenire rossi a contatto con acque contaminate grazie all’innesto nel genoma d’un gene prelevato da una medusa. La speranza degli scienziati del Medford Lab è che le piante così modificate possano un giorno – forse nei prossimi quattro anni – essere impiegate come strumento ambientale o addirittura in luoghi pubblici come aeroporti, scuole e stadi per il rilevamento di esplosivi o altri materiali pericolosi.

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