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Comuni italiani sempre più rinnovabili, ma il freno è la burocrazia

(Rinnovabili.it) – Un trend in continua crescita quello dei comuni italiani che si “convertono” all’energia pulita. A rivelare questa tendenza positiva ,che ha visto crescere il numero delle amministrazioni comunali promotrici di progetti rinnovabili sul proprio territorio, è stata una ricerca coordinata dal CRIET, il _Centro di Ricerca in Economia del Territorio_ in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
I dati, presentati ieri nel corso dell’incontro _La disciplina del settore energetico: integrazione di interessi e competenze,_ hanno evidenziato come siano più che raddoppiati in due anni i Comuni italiani nei quali è stato istallato un impianto di produzione energetica da fonti rinnovabili, passando da poco più di 3.000 a 6.993. La ricerca, condotta da Camilla Buzzacchi e Luciano Salomoni della facoltà di Economia dell’Università di Milano-Bicocca, ha però messo in evidenza anche come tutto il comparto della produzione di energia da fonti pulite sia bloccato dalla eccessiva lunghezza dei processi autorizzativi. I ricercatori, infatti, si sono concentrati in particolare nel rilevare le criticità del processo decisionale energetico in Italia, affrontando diversi aspetti del problema come i conflitti di competenze e di interessi.
Il sistema italiano, secondo i ricercatori del CRIET, risulta ancora tra i più cari al mondo per kilowattora di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile, e questo in conseguenza degli alti costi dell’energia convenzionale e degli elevati incentivi per le rinnovabili. Secondo le stime presentate ieri, l’ammontare complessivo dell’onere del sistema di incentivazione potrebbe raggiungere la cifra di circa 7 miliardi nel 2020 per una produzione elettrica da fonti rinnovabili di circa 90 TWh.
I risultati di questa indagine hanno consentito, inoltre, ai ricercatori di stilare alcune stime da qui a dieci anni in merito all’apporto delle energie pulite. Al 2020 il loro “contributo” dovrebbe essere pari a 131,2 Mtep e dovrebbero arrivare a rappresentare il 6,38% del consumo energetico del settore trasporti, il 28,97% per l’elettricità e il 15,83% per il riscaldamento e il raffreddamento. Dati che hanno già spinto i vertici del CRIET a dare il via libera, nei prossimi mesi, alla costituzione di un Osservatorio sulle public utilities, che possa essere il tramite tra il mondo giuridico-economico e gli operatori di settore per seguire da vicino le novità normative e disciplinari in particolare nei settori caratterizzati dall’intervento pubblico.

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