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Coltivare riso in sommersione non fa bene al clima

Dai radicali la richiesta di riconversione delle pratiche attuali di risicoltura, colpevoli di un iper-produzione di metano inquinante

Recenti studi sul tema hanno accertato che l’attuale tecnica di risicoltura per immersione rilascia nell’atmosfera circa 1,5 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica. E’ risaputo, ormai da alcuni anni – ha dichiarato Bruno Mellano, Deputato radicale della Rosa nel Pugno – che per complessi processi chimici la sommersione permanente (tecnica irrigua utilizzata nella coltivazione del riso) conduce ad abbondante formazione di metano, uno dei gas ritenuti più pericolosi per l’effetto serra. Ora la politica, dopo le continue enunciazioni, potrebbe utilmente cominciare ad assumersi la responsabilità di decidere. Iniziare la conversione della risicoltura in sommersione verso tecniche irrigue meno impattanti (irrigazione turnata, ad esempio) comporterebbe una diminuzione molto rilevante delle emissioni dannose e, al contempo, una netta diminuzione del consumo d’acqua. Su questi aspetti ho presentato una interrogazione urgente ai Ministri Pecoraro Scanio e De Castro, per chiedere loro come si concilia la pratica irrigua della sommersione con i doveri che derivano dal protocollo di Kyoto e, più di recente, dalla necessità individuata dall’Europa di ridurre del 20% le emissioni entro il 2020. Credo inoltre che sarebbe opportuno, per incentivare gli agricoltori alla riconversione, associare crediti di carbonio alle nuove tecnologie irrigue. Riconvertire il riso in sommersione con sistemi irrigui meno impattanti fa bene al clima e fa bene al risparmio idrico”. (Fonte Prima)