Dall'agricoltura italiana un potenziale energetico da 15,80 Mtep. All'indomani del No al nucleare i dati raccolti nel rapporto di Coldiretti fanno sperare in un futuro green, che ha però bisogno di nuove di procedure autorizzative e della differenziazione dei livelli di incentivazione
(Rinnovabili.it) – Il referendum lo ha sancito, il nucleare in Italia non si farà e subito la Borsa ha evidenziato i rischi concreti che il settore delle rinnovabili potrebbero correre nei prossimi mesi. Si teme infatti che la speculazione vada a danneggiare un comparto energetico che dovrà rappresentare invece le basi del futuro del nostro paese. L’annuncio è stato diffuso ieri da Coldiretti che ha confermato come, in assenza di nucleare, l’Italia dovrà dare maggiore spazio alle energie alternative anche come occasione di sviluppo e di rispetto dell’ambiente e del paesaggio che non potrà prescindere da una pianificazione ad hoc che serva ad integrare lo sviluppo energetico con la tutela della natura.
“L’incremento della produzione di energia rinnovabile, deve avvenire – precisa la Coldiretti – garantendo il minor consumo possibile di territorio ed il riutilizzo di aree già degradate da attività antropiche. Per quanto riguarda gli impianti destinati all’inserimento in aree agricole, occorre prevedere – conclude la Coldiretti – una vera e propria valutazione agronomica, oltre che territoriale, con lo scopo di verificare la compatibilità con il sistema produttivo locale e rispettare gli equilibri necessari al mantenimento nel tempo dell’attività agricola in tale area.
Una tematica questa che proprio stamattina verrà affrontata nel corso del “Forum energetico d’Italia” promosso da Coldiretti a attualmente in svolgimento a Venezia. Proprio dal Forum è giunta la notizia della pubblicazione, da parte della Federazione, di un rapporto contenente una importante dichiarazione secondo la quale dall’agricoltura italiana potrebbe essere prodotta l’energia equivalente a quella generata da tre centrali nucleari.
”Dalle campagne italiane è possibile ottenere nei prossimi dieci anni energia rinnovabile in grado di sostituire tre centrali nucleari con il diretto coinvolgimento delle imprese agricole e senza causare danni al territorio” riporta l’Asca. ”In questo nuovo scenario l’agricoltura gioca un ruolo decisivo poiché si propone di contribuire al bilancio energetico nazionale con una produzione di energia verde effettivamente sostenibile per l’ambiente ed integrata col territorio, privilegiando l’efficienza energetica anche grazie alla possibilità, tipica degli impianti agricoli di piccole dimensioni, di impiegare l’energia termica prodotta evitando gli sprechi e valorizzando i residui delle attività agricole, forestali e zootecniche”. Ma i dati non si fermano qui. Sembra infatti che la produzione di energia da parte del settore agricolo possa raggiungere nel 2020 le 15,80 Mtep specificando che “Sul piano ambientale sviluppando le rinnovabili con il coinvolgimento diretto del mondo agricolo e senza causare danni al territorio, si potrebbero evitare emissioni pari a 26,37 milioni di tonnellate all’anno di anidride carbonica (CO2), con un impatto occupazionale al 2020 di poco meno di 100.000 unita” è riportato nel rapporto insieme al suggerimento indirizzato al governo affinché si provveda al più presto alla definizione di una normativa che possa guidare lo sviluppo del comparto, che ha bisogno di procedure autorizzative e della differenziazione dei livelli di incentivazione.