Anche in Italia si sta concretizzando il modo di vivere “condiviso” con la finalità di raggiungere il cosidetto “benessere attivo e collaborativo”. Gli studi e le principali esperienze in corso
Molti i segnali di crisi nella società odierna, segnali che provengono da sistemi apparentemente inattaccabili che invece si rivelano fragili e poco capaci di adattarsi al cambiamento. Sistemi mastodontici, decisamente poco snelli… Ben venga il fluire della novità e della trasformazione, se queste riescono a scardinare i modi di vivere delle persone comuni, in Italia come all’estero, che spesso sono conformi a modelli sociali pressoché imposti nei quali le persone sono lontane dall’essere parte attiva. Ben venga la trasformazione soprattutto se l’esito della crisi ci può portare verso stili di vita più sostenibili.
“Filosofia spicciola”, resta il fatto che quando “il sistema va in crisi” siamo improvvisamente nudi e i solidi riferimenti svaniscono.
Lo spazio sociale di relazione in questi momenti diventa importante, rappresenta il luogo dove far crescere le idee e dove conservare i valori. L’aggregazione intelligente delle persone porta nuova forza vitale: il Cohousing significa, infatti, scegliere di condividere in modo consapevole, con persone amiche, alcuni spazi e tempi del proprio quotidiano.
Significa ancora unire le forze per diminuire le spese che ognuno di noi giornalmente deve affrontare, organizzare gruppi d’acquisto solidali (GAS) per comperare prodotti di qualità spendendo meno, accedere contratti d’utenza vantaggiosi, condividere spazi di home office e così via. Tutto questo conservando e preservando i propri spazi di privacy, il proprio appartamento o casa.
Lo spazio della condivisione è un luogo altro che si aggiunge e completa i propri classici spazi.
Questo modo di abitare consente anche di accedere a servizi e facility che spesso il singolo non si può permettere quali, ad esempio: piscina, hobby room, spazi di gioco organizzati per grandi e piccini e così via
Risale al 2005 una esplorazione conoscitiva sul cohousing nell’area di maggiore crescita e sviluppo, la west coast americana da lì la decisione del Politecnico di Milano (gruppo di ricerca DIS =Design per la Sostenibilità) insieme ad Innosense (l’agenzia per l’innovazione sociale) di avviare una importante ricerca per esplorare due dimensioni poco note del nostro vissuto e del nostro immaginario: l’abitare nella città di Milano e la propensione ad adottare stili di vita più orientati alla condivisione. L’iniziativa è stata sostenuta da Confcooperative – Federabitazione, ANCE ed IKEA e da oltre 20 associazioni culturali, professionali e di interesse. La ricerca ad ampio spettro (30.000 indirizzi email da oltre 20 enti/associazioni partner) ha generato 2.800 manifestazioni di interesse al Cohousing su 3.600 questionari completati.
La domanda di Cohousing si genera prevalentemente in ambito urbano e metropolitano (dove sostanzialmente sono perdute le dimensioni del vicinato), nelle giovani coppie a doppio reddito con elevati gradi di istruzione e nella giovane terza età (pronta ad una sostanziale riprogettazione della propria vita anche in luoghi lontani ma di elevata qualità ambientale).
Si può parlare quindi di una propensione ad un “benessere attivo e collaborativo”. E’ ciò che si realizza quando un individuo o un gruppo di persone si organizzano per migliorare un aspetto della propria condizione di vita, e per farlo mettono in atto soluzioni collaborative e sostenibili. Il risultato di questa interazione non solo produce una particolare forma di servizio ma genera anche valore.
Ecco allora che il progetto di Cohousing può semplificare l’accesso a progetti e percorsi verso l’applicazione di tecniche e stili di vita legate al risparmio energetico .
Dagli importanti e rassicuranti esiti di questa ricerca di mercato e motivazionale si è sviluppata la visione che ha portato alla nascita di Cohousing Ventures e Cohousing.it.(Innosense Milano) Da allora più progetti sono stati avviati a Milano e altri nel nord e in centro Italia Ultimo nato tra i progetti di questa società il progetto Urban Farm a Milano che vedrà la realizzazione di un edificio per l’abitazione in cohousing dotato di una serra orto verticale ed impianti che prevedono l’impiego della geotermia. Maggiori approfondimenti su “www.cohousing.it”:www.cohousing.it.
Terremo sotto osservazione i primi esempi italiani con l’auspicio che questa esplorazione di nuovi modi di vivere sia strumento di crescita verso atteggiamenti virtuosi per un quotidiano più ricco di energia vitale e meno energivoro per il pianeta.
h4{color:#FFFFFF;}. Andrea Ganz