Se gli obiettivi di riduzione delle emissioni proposti in sede europea costituiscono, secondo il ministro delle politiche europee Andrea Ronchi, una minaccia all’industria italiana, di tutt’altro avviso è Legambiente che tiene a sottolineare come il vero pericolo sia in realtà perdere questa occasione. L’opinione del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza in merito all’operazione diplomatica che Ronchi sta portando avanti a Bruxelles è chiara: “Invece di cercare continue scappatoie è ora che il Governo si decida ad agire per riconvertire la politica energetica come stanno facendo gli altri Stati europei. Nell’Europa che vuole rafforzare la sua leadership nella lotta al mutamento climatico non c’è posto per i furbi”. “Questo continuo elemosinare – continua Cogliati Dezza – sconti ci isola e ci fa perdere credibilità e tempo prezioso nei confronti degli altri governi europei, che nonostante in questi anni abbiano ridotto le loro emissioni, sono chiamati ora a raggiungere obiettivi ben più gravosi dei nostri”. Ricordando come la direttiva in questione fissa gli obiettivi di riduzione della CO2 avendo come anno base di riferimento il 2005 e non il 1990 come per il protocollo di Kyoto, il presidente di Legambiente aggiunge: “Far partire il calcolo delle emissioni dal 2005 è già stato un regalo per l’Italia che dal 1990 le aumentate invece di diminuirle. In pratica con il pacchetto Ue siamo chiamati a tagliare tra il 5 e il 5,5 % rispetto ai livelli del 1990 mentre l’impegno di Kyoto era del 6,5% al 2012 anziché al 2020. Altri Paesi più virtuosi del nostro devono ridurre percentuali come il 31,4% della Germania, il 28,4 del Regno Unito o il 16,5 % della Francia. Che il Governo italiano cerchi quindi di avere uno sconto dal suo 5% – conclude Cogliati Dezza – appare ridicolo oltre che assolutamente controproducente”.