(Rinnovabili.it) – Alessandro Clerici, presidente onorario dell’associazione multi-energy WEC Italia e a capo della Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche (Fast), è intervenuto durante la Conferenza “La cogenerazione oggi in Italia: implicazioni per gli utenti e le aziende”, uno dei molti appuntamenti che si stanno svolgendo in occasione della fiera di Rimini in questi giorni. Clerici ha evidenziato lo svantaggio italiano nello sviluppo e nella promozione delle attività di cogenerazione che anzi stanno facendo crescere molti paesi Europei in consapevolezza sostenibile e risparmio energetico. Difatti, mentre l’Europa si vede specializzata nell’adozione di processi di cogenerazione, che “generano energia secondaria” grazie a sistemi di produzione-consumo contemporanei che sfruttano sia fonti rinnovabili che non, il nostro Paese arranca con difficoltà verso una meta simile. “La sintesi di questo quadro – ha commentato Clerici – nel quale siamo apparentemente allineati alla piu’ importante economia industriale europea, la Germania, e’ fornita da un semplice paragone: con le politiche di sostegno in atto in Germania si ipotizza di quadruplicare la potenza da cogenerazione entro il 2020. In Italia pur in assenza di una politca energetica a sostego della cogenerazione sara’ ben difficile anche solo raddoppiare il contributo in MW installati oggi, rispetto ai circa 9 mila attuali. Ancora una volta brilliamo per una visione assai miope delle esigenze e delle opportunita’ a nostra disposizione”.
Per il direttore del Dipartimento dei sistemi elettrici di Erse, Massimo Gallanti, l’Italia potrebbe sfruttare la conoscenza acquisita finora per ciò che concerne l’efficienza energetica, forte anche dell’importante potenziale strategico che si cela nell’utilizzo dei mezzi di cogenerazione e nel suo grande potere di efficienza. L’insufficiente 10% che timidamente emerge per il risultato italiano, viene sorpassato con facilità dalla Danimarca che, in testa con il 43% dell’energia prodotta, allinea dietro di sè Lituania (41%), Finlandia (34%), Germania e Francia (12%).