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CO2 nel fondo marino, in Australia c’è la legge

Primo al mondo per emissioni di CO2 pro capite, l’Australia ha preso sul serio la firma del protocollo di Kyoto, avvenuta nei primi giorni del dicembre 2007 e da allora non si è fermata nello studio di misure che sappiano contenere il cambiamento climatico. Dopo i primi esperimenti per il geosequestro del biossido di carbonio, il governo laburista di Kevin Rudd passa allo step successivo per iniziare a confinare la CO2 anche nei fondali marini e lo fa approvando un disegno di legge presentato verso la fine di settembre 2008. Il parlamento ha infatti varato oggi la norma che regola accesso e diritti di proprietà in acque territoriali, creando una struttura “prima al mondo” per la cattura e lo stoccaggio. Si tratta di un ulteriore tentativo della Nazione di far fronte all’elevato inquinamento prodotto dall’industria del carbone, nel tentativo di renderla “pulita”. Tra le misure messe a punto per contrastare il surriscaldamento globale, Canberra avvierà anche un mercato delle quote di emissione nel 2010, per tassare le 1.000 aziende più inquinanti del Paese, principalmente nel settore energetico essendo legate per lo più al carbone, ma anche in altri comparti con alte emissioni, come la produzione di alluminio.

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