Rinnovabili

CO2 anche dalle viscere della terra?

Potrebbe essere un altro incubo per l’inquinamento: ma una volta tanto l’uomo non c’entra. Si tratta del “leakage” cioè quel fenomeno che consiste nella fuoriuscita spontanea dal sottosuolo di un gas, che purtroppo nel caso in questione è anidride carbonica. Tramite dei telerilevamenti aerei, tali fenomeni sono stati individuati in aree del Centro Italia. La scoperta è stata fatta dai ricercatori dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (OGS) di Trieste, dell’Università Sapienza di Roma e del British Geological Survey (BGS).
L’analisi è iniziata da due anni con il patrocinio del network europeo “CO2 GeoNet” e ha portato alla scoperta del fenomeno nella zona della “caldera” di Latera, al confine tra Lazio e Toscana. Insieme a quella di Ciampino, l’area era già nota per essere, uno dei luoghi dove il terreno emette in modo naturale i cosidetti “gas vent”, vapori gassosi di anidride carbonica. Ora però, grazie a una nuova mappatura realizzata appunto con il telerilevamento, sono state scoperte una decina di nuove sorgenti.
“Nel nostro caso i dati sulle emissioni sono stati ricavati: non abbiamo quantificato direttamente la concentrazione di anidride carbonica – ha spiegato Michela Vellico, ingegnere per l’ambiente e il territorio del gruppo Cars/Dipartimento di Geofisica della litosfera dell’Istituto OGS – ma abbiamo interpretato il profilo della vegetazione che circonda le aree dove c’è emissione di CO2”.
In quelle a scarsa concentrazione di CO2, i ricercatori hanno riscontrato una vegetazione sana che fornisce uno specifico spettro di emissione, mentre in quelle dove maggiore è la presenza di CO2 lo spettro appare molto diverso. La validità della tesi è stata quindi confermata dai campionamenti a terra effettuati dai ricercatori della Sapienza sulle aree a rischio: la vegetazione è risultata in uno stato di forte ‘stress’ e in certi casi addirittura ‘bruciata’ dalla CO2.

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