(Rinnovabili.it) – Quando produrre energia genera emissioni dannose per l’atmosfera si cercano metodologie che possano limitare il rilascio delle e missioni. E’ questo il caso del progetto pilota della centrale termoelettrica Federico II di Brindisi, gestita da Enel ed entrata in funzione nel 1997, dove è stato inaugurato il primo impianto italiano di cattura e stoccaggio della CO2, in linea con il progetto europeo “Zero Emission Fossil Fuel Power Plants”, che ha fornito alla centrale di Brindisi un finanziamento da 100 milioni di euro.
Alla cerimonia hanno preso parte l’Amministratore delegato e direttore generale di Enel, Fulvio Conti il commissario europeo all’Energia, Gunther Oettinger, il presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese e il sindaco di Brindisi Domenico Mennitti orgogliosi di prendere parte alla messa in funzione dell’impianto, primo in Italia e tra i primi in Europa, in grado di trattare circa 10mila metri cubi di fumi all’ora che generati dalla centrale a carbone vengono depurati e privati di circa 2,5 tonnellate all’ora di anidride carbonica fino a raggiungere un quantitativo annuo di circa 8000 tonnellate. Presente alla cerimonia anche il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo che ha commentato “L’inaugurazione di questo impianto pilota per la cattura e lo stoccaggio della CO2 rappresenta per l’Italia il primo traguardo importante di un percorso cominciato due anni e mezzo fa con la firma presso il Ministero dell’Ambiente del protocollo di intesa con Enel ed Eni finalizzato alla verifica e diffusione delle tecniche di cattura della CO2 e alla promozione delle fonti rinnovabili” ricordando che “ridurre le emissioni di CO2 non è un’azione sostitutiva allo sviluppo delle rinnovabili. Il nostro Paese deve raggiungere un mix energetico in cui le fonti fossili verranno utilizzate in percentuali sempre minori man mano che la produzione dalle fonti rinnovabili e che si perfezionerà il ritorno al nucleare. Ma la quota di petrolio, gas, carbone pulito sarà comunque consistente. E’ importante quindi mettere in campo tutte le tecnologie che consentano di rendere meno inquinanti e meno nocivi per il clima gli impianti tradizionali per la produzione di energia”.
Il progetto pilota sarà quindi in grado di assorbire le emissioni che normalmente vengono eliminate da 800mila alberi, che formano una foresta che in estensione conta dieci chilometri quadrati e che grazie alle moderne tecniche di CCS verrà catturata, liquefatta e trasportata per poi essere confinata in un sito geologico in tutta sicurezza. Il sito Stogit, localizzato nei comuni di Cortemaggiore e Besenzone in provincia di Piacenza viene usato per lo stoccaggio del gas naturale da più di 40 anni e per questo ritenuto sicuro.