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Climate change: una colpa divisa tra acqua e cielo

Capire da dove proviene e dove si nasconde il calore in eccesso responsabile dell'aumento della temperatura terrestre. Questa la conclusione del team di ricercatori che attribuisce gran parte della responsabilità agli oceani

(Rinnovabili.it) – Monitorare il cambiamento climatico attraverso studi più dettagliati sull’aumento della temperatura globale: capire il dove, il come e il perché potrebbe essere un metodo utile per tenere sotto controllo le variazioni e prevederne gli effetti. Ad affermarlo un gruppo di scienziati del clima del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica a Boulder, Colorado secondo cui memorizzando i dati rilevati dalle strumentazioni sarà più semplice, un domani, disegnare le variazioni e prevedere gli eventuali disagi.
“Il caldo tornerà a tormentarci prima o poi”, ha detto Trenberth, uno dei ricercatori “La tregua che abbiamo avuto da temperature dovute al riscaldamento negli ultimi anni non continuerà. E’ fondamentale poter monitorare l’accumulo di energia nel nostro sistema climatico in modo da riuscire a capire cosa sta succedendo e prevedere il clima futuro”.
Nonostante l’ispessimento dello strato di gas serra atmosferico sia l’imputato climatico più accusato del’aumento della temperatura, in realtà, a detta degli scienziati, ne rappresenta la causa solo per una minima percentuale. La maggior parte dell’energia del sole viene infatti intrappolata dagli oceani, che ne trattengono il calore causando lo scioglimento dei ghiacciai.
Il team di studiosi ha voluto informare su come gli attuali accorgimenti siano si efficaci ma non risolutivi, servono a limitare il 50% del calore in eccesso mentre l’altra metà, trovandosi negli abissi degli oceani, sarebbe ‘intoccabile’. Intoccabile e probabilmente responsabile degli eventi climatici più disastrosi legati a fenomeni, tra cui ‘El Nino’, in grado di creare lunghi periodi di siccità o manifestazioni piovose prolungate ed intense. Imparare a conoscere e controllare questo accumulo di calore potrebbe facilitare la previsione di nuove ondate di maltempo o periodi di intenso freddo alteranti a calura insopportabile.

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