Un rapporto che punta ad analizzare le politiche adottate dagli stati europei per contrastare i cambiamenti climatici e che verifica la loro coerenza rispetto agli obiettivi stabiliti al 2050 per tagliare del 85-90% le emissioni di gas serra. Tutto raccolto nel Climate Policy Tracker per l’Ue, il primo report pubblicato oggi da WWF in collaborazione con Ecofys – una società di consulenza in energie rinnovabili ed efficienza energetica con sede in Olanda. Il rapporto, che offre un ampio panorama di riferimento su ciò che tutti gli stati membri hanno fatto per contrastare il climate change, analizza punto per punto il comportamento dei singoli stati. Una vera e propria “pagella” virtuale che promuove alcune nazioni e che ne “rimanda” altre per ciò che, ad esempio, riguarda la produzione di energia, il sostegno alle rinnovabili, l’efficienza nei trasporti e nella mobilità sostenibile. Gli analisti del report hanno anche realizzato un apposito “sito web”:https://www.climatepolicytracker.eu/, in cui è possibile avere un quadro visuale e generale delle condizioni di tutte le nazioni valutate in una scala che va da “A” a “G”. In questo modo alle nazioni europee più virtuose sono state assegnate valutazioni di “A” e “B” negli specifici comparti, mentre agli stati “negligenti” sono state assegnate valutazioni da “F” o “G” per sottolineare la necessità di potenziare il loro sforzo in vista del raggiungimento degli obiettivi del 2050.
Ma qual è stato l’impegno complessivo della UE? Secondo gli analisti che hanno stilato il Climate Policy Tracker la valutazione non è certamente entusiasmante, con una media che ha bollato con una valutazione da “E” l’impegno medio del maggior numero di nazioni. Il rapporto, infatti, mette in evidenza come l’Unione Europea non riesca a rispettare i suoi obiettivi, e sottolinea come ci siano ancora grandi differenze nei diversi stati nell’adozione di strategie vincenti per contrastare i cambiamenti climatici. In particolare è stato rilevato come il sostegno alle energie rinnovabili sia abbastanza diffuso in tutta l’Unione ma che, invece, il comparto dell’efficienza energetica risulta ancora molto in difficoltà.
Nel quadro generale il report ha dedicato attenzione anche alla “valutazione del nostro Paese”:https://www.climatepolicytracker.eu/sites/all/files/Italy.pdf a cui è stata però attribuita una valutazione da “E”. L’Italia, infatti, ha introdotto validi meccanismi di incentivazione per sostenere il comparto delle rinnovabili, ma ancora è molto lontana dal creare una strategia completa per realizzare una vera ““zero carbon economy”. All’Italia, bacchettata anche per quello che riguarda la mobilità sostenibile e l’utilizzo di mezzi elettrici (ancora essenzialmente bloccata a livello locale con singole iniziative non collegate) è stata contestata anche la scelta di fare ritorno all’approvvigionamento energetico da fonte nucleare che potrebbe sottrarre, secondo il report, importanti risorse alle future politiche per la riduzione delle emissioni di carbonio. Anche per quel che riguarda il comparto dell’efficienza energetica made in Italy il rapporto parla di uno “sviluppo che sta seguendo la giusta direzione” ma che dovrà portare, ad esempio, a rendere più vincolanti su tutto il territorio gli standard di efficienza per gli edifici. A completare la “pagella” italiana anche una valutazione sul settore agricolo, la cui strategia di sviluppo non è ancora orientata verso la sostenibilità e il settore forestale nel quale si rilevano tariffe non omogenee per l’uso della biomassa nella produzione di energia elettrica.