(Rinnovabili.it) – I prodotti chimici utilizzati per far funzionare i sistemi di refrigerazione potrebbero divenire, entro il 2050, molto pericolosi per il climate change. Attualmente gli HFC (ossia gli idrofluorocarburi utilizzati negli impianti di refrigerazione e nei condizionatori ad aria, anche in quelli montati nelle auto) sono responsabili dell’1% delle emissioni nocive, ma è stato stimato da un team di scienziati che la percentuale potrebbe salire fino al 45% entro il 2050.
“Gli HFC rappresentano una significativa minaccia agli sforzi del mondo di stabilizzare le emissioni che influenzano il clima”, ha detto Guus Velders, autore principale alla Netherlands Environmental Assessment Agency, a proposito di quanto riscontrato da un gruppo di scienziati con base in Olanda e negli Usa.
Fortunatamente il problema potrà essere facilmente risolto “Ci sono soluzioni semplici e pronte per il mercato (per gli HFC) che aspettano di essere adottate e di avere adeguati incentivi” dice Kert Davies, ricercatore Usa e direttore di Greenpeace.
In vista della conferenza di Copenhagen sono 190 i Paesi che si stanno impegnando nella riduzione delle emissione dei sei gas ritenuti responsabili dell’effetto serra, tra cui appunto gli HFC e la CO2.
E’ stato inoltre comunicato che note aziende produttrici di condizionatori e di impianti di refrigerazione, tra cui la Whirlpool, la Bosch-Siemens, la Miele e la Panasonic, si stanno impegnando nella sperimentazione di tecnologie di “Greenfreeze”, di refrigerazione “verde”.
L’Unione Europea ha previsto l’eliminazione degli HFC dagli impianti di condizionamento delle auto nei prossimi anni con la preoccupazione che, a causa dello sviluppo industriale, anche i Paesi in via di Sviluppo produrranno sempre più HFC, arrivando ad inquinare più dei Paesi occidentali.