I negoziatori internazionali riunitisi alla conferenza dell’Onu hanno presentato un nuovo testo, nel tentativo di raggiungere un accordo sulla lotta contro il riscaldamento globale. Ma ancora una volta è nulla di fatto
(Rinnovabili.it) – Il summit danese sui cambiamenti climatici, alla fine dello scorso anno, terminò fra impegni disordinati e recriminazioni. La riunione di Copenaghen era stata definita come l’ultima occasione per salvare il mondo dal riscaldamento globale e i risultati sono stati bollati da più voci come un deludente fallimento. Nonostante da dicembre ad oggi qualche piccolo progresso incominci ad appalesarsi, dalle due settimane di lavoro delle Nazioni Unite a Bonn, che si chiudono oggi, è un emerso un testo vuoto di impegni, perlomeno sulle questioni più complesse. Da entrambe le camere negoziali, quella del protocollo di Kyoto e quella su Agw-Lca, è uscito un nulla di fatto: nessun passo avanti sull’incremento massimo di temperatura media, nessuno sui finanziamenti per la lotta contro il cambiamento climatico, e tagli alle emissioni delle economie sviluppate in stallo su percentuali tra il 25-40% entro il 2020, ma senza aver fissato l’anno di riferimento rispetto al quale tale riduzione si debba applicare. Un’intesa è stata raggiunta sulla periodicità (sei anni) con cui i paesi in via di sviluppo devono informare la UNFCCC sui loro sforzi per combattere il cambiamento climatico.
Per dare una mano a sbloccare la situazione Greenpeace ha rilasciato oggi “Il clima dopo Copenhagen”:https://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/clima-post-copenhagen documento contenente un’analisi geopolitica di quanto sta avvenendo a livello mondiale dopo il vertice di Copenhagen e di quali elementi potrebbero portare a un accordo decisivo in Messico a dicembre. “A Copenaghen – spiega Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace i veri giocatori sono stati sostituiti da uomini d’affari, fallendo miseramente. Purtroppo, per noi tutti, se le cose vanno male non si tratta solo di una retrocessione ma di un disastro planetario- sostiene – A Bonn pare che i giocatori siano in forma migliore rispetto allo scorso anno, ma alcuni di loro sembrano non avere idee troppo chiare su come fare goal”.
“L’Europa finora è rimasta in panchina a guardare. È il momento che scenda in campo: noi vogliamo vincere! – dichiara Giannì – Oggi i Ministri dell’Ambiente europei possono fare un passo in avanti verso un impegno per la riduzione del 30% delle emissioni entro il 2020”.