(Rinnovabili.it) – Attivisti di Greenpeace, incatenati ad un camion fuori dal palazzo che ospita la conferenza di Bonn, hanno azionato le sirene per “svegliare” l’attenzione dei Governi sui problemi del climate change, secondo loro non molto impegnati, neanche a termine dei numerosi incontri.
”Ci sono Paesi – ha dichiarato Martin Kaiser di Greenpeace International – che non hanno nessuna intenzione di salvare il pianeta dal collasso climatico. Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Canada stanno agendo come se la crisi non esistesse, mettendo i loro interessi individuali di breve termine prima dell’emergenza globale”. ”Allo stato attuale – ha proseguito – gli impegni in termini di riduzione delle emissioni di CO2, che sono stati messi sul tavolo dai Paesi industrializzati, portano a una diminuzione minima, 8-15 per cento, rispetto ai livelli di emissione di CO2 del 1990, entro il 2020. Il Giappone ha confermato un taglio dell’8%. La Nuova Zelanda non ha preso nessun impegno, mentre il Canada già prevede un aumento delle emissioni. Gli Stati Uniti di Obama hanno fatto solo un piccolo passo, proponendo un taglio del 4% al 2020. Per evitare un disastro climatico, invece, occorre che la temperatura media globale non aumenti di più di 2 gradi: le emissioni devono essere ridotte almeno del 40% al 2020″.
Non sono mancate note di disappunto riguardanti l’Europa che, secondo Greenpeace, “ha smesso di essere leader all’interno dei negoziati e questa settimana i ministri europei delle Finanze non hanno voluto o saputo mettere sul tavolo le risorse economiche per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti climatici”.