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Clean tech: materie prime in calo. A rischio gallio e germanio

(Rinnovabili.it) – Secondo un rapporto diffuso dalla Commissione europea le imprese europee del clean tech potrebbero affrontare gravi carenze nel reperimento delle materie prime. Il gruppo di lavoro istituito per analizzare l’accesso delle risorse in Europa ha etichettato 14 diverse elementi a rischio tra quelli impiegati nella produzione di pannelli solari, fuel cell e batterie per veicoli elettrici visto che la domanda, secondo le previsioni, dovrebbe triplicare entro i prossimi 20 anni.
Tra i materiali a rischio il gallio, impiegato nella produzione di film sottile destinato alle celle solari fotovoltaiche, affiancato dal germanio, impiegato nella realizzazione di cavi in fibra ottica e il platino per le fuel cell oltre al palladio, catalizzatore utilizzato nella realizzazione di impianti di dissalazione dell’acqua di mare.
Secondo il rapporto, molte delle materie prime sulla lista provengono da pochi paesi, tutti situati al di fuori dell’UE: ad esempio il gallio viene prodotto principalmente in Cina e il cobalto – usato per le batterie agli ioni di litio – è importato dal Canada e dalla Repubblica Democratica del Congo.
Le carenze potrebbero inoltre essere aggravate in quanto la crescente domanda globale potrebbe incoraggiare i paesi produttori come la Cina a ridurre la quantità di materie prime che esportano affiancando questo alla problematica della carenza di riciclo dei materiali. A tal proposito il gruppo di lavoro della Commissione europea ha diffuso una serie di raccomandazioni
“Il nostro obiettivo è fare in modo che l’industria europea sia in grado di continuare a svolgere un ruolo di primo piano nelle nuove tecnologie come nell’innovazione e dobbiamo garantire che siano reperibili gli elementi necessari per farlo”, ha detto Antonio Tajani, Vice-presidente della Commissione europea per l’industria e l’imprenditoria.
Il rapporto verrà ora utilizzato come base per una bozza il cui documento definitivo dovrebbe essere rilasciato in autunno e contenere l’indicazione di possibili strategie atte a garantire che l’accesso alle materie prime non sia compromesso.

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