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Cina: sviluppo urbano contro sviluppo sostenibile

In merito ad una relazione della Società Cinese per gli Studi Urbani (CSUs), i ricercatori orientali mettono in guardia i responsabili dell'avanzamento urbano in Cina, possibile causa di fallimento per gli obiettivi globali del Climate Change

(Rinnovabili.it) – La rapida urbanizzazione della Cina sta alimentando una reale preoccupazione all’interno dell’allarme globale sul contenimento e riduzione delle emissioni climalteranti. Non solo. Se il gigante asiatico non si adopererà a limitare la propria corsa all’espansione sregolata delle città, non riuscirà per primo a mantenere in vita il programma per lo sviluppo sostenibile nazionale.
Secondo la relazione “Cina Low Carbon Eco-City Development Strategy” della Società Cinese per gli Studi Urbani (CSUs), pubblicato da alcuni esperti nazionali in materia di pianificazione territoriale, si stima che entro il 2050 il 70-75% degli abitanti cinesi vivrà nelle città.
Il Paese, che detiene uno dei primati per il grado di inquinamento, pur adottando predisposizioni in materia di risparmio delle emissioni nocive e di efficienza energetica, sta innescando forti perplessità per ciò che concerne il proprio futuro ambientale in seguito allo sviluppo avanzato dei suoi centri urbani.
In merito ai dati prodotti dallo studio, l’urbanista Li Xun non ha potuto che esprimere incertezza a riguardo a causa di una “situazione non ancora ottimista” poiché non ancora stabile e definita completamente.
Il gruppo di accademici a capo della ricerca e con delibera del Ministero delle Costruzioni, ha raccomandato alle amministrazioni locali e ai loro funzionari di attivare misure contenitive per il consumo dell’energia, affiancando ad esse l’uso di tecnologie specializzate nella bioedilizia, nonché sistemi integrati per il trasporto pubblico.
Il tutto però potrà essere fattibile solamente attraverso dei concreti finanziamenti a supporto dei progetti che, per ora, sono solamente descritti nella ricerca e che aspettano di essere intrapresi.
Ad aumentare l’emergenza c’è la scelta da parte dello Stato cinese di non prendere una posizione precisa nello stabilire quote per la riduzione della CO2, avendo timore di non poter risolvere poi i problemi legati all’avanzamento economico delle zone più povere della Nazione.
Anche l’Energy Research Institute il mese scorso aveva pubblicato un rapporto che sottolineava il pericolo, inteso a livello mondiale, che un eventuale e repentina crescita economica della Cina potesse ostacolare le trattative globale per i cambiamenti climatici.

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