Il vicepremier cinese Li Keqiang mette in guardia dal costoso rischio di una dipendenza energetica estera a cui il paese possa legare il proprio sviluppo
(Rinnovabili.it) – Niente indugi per il vice premier cinese Li Keqiang sulla strategia di lotta all’inquinamento. La Repubblica Popolare deve evitare il rischio di legare a doppio filo lo sviluppo nazionale alla dipendenza delle forniture esterne, ma allo stesso tempo deve assicurarsi le risorse necessarie per la sua domanda energetica senza aumentare il proprio impatto ambientale oltre i livelli di allarme. Per far quadrare tutti gli incastri il Governo punterà sulla riforma della fiscalità ambientale, accelerandone il riordino e istituendo nel più breve tempo possibile “un efficace sistema di incentivi e restrizioni che permetta alle società che rispettano la legge di guadagnarvi economicamente e ai trasgressori di pagare un prezzo più alto”. Secondo quanto riportato dalla stampa ufficiale del Ministero per la Protezione Ambientale, Pechino è convinta che “sarà molto difficile modificare radicalmente la struttura di approvvigionamento energetico”, struttura ancora basata sul consumo di carbone che attualmente risponde al 70% del fabbisogno energetico nazionale. “Se ci basiamo sul mercato internazionale per soddisfare i nostri approvvigionamenti di energia, ci sono grossi rischi e anche grossi costi”, ha spiegato Li. “Per garantire i bisogni energetici, si deve sia incrementare gli investimenti nel settore che garantire la sicurezza delle rotte di approvvigionamento nazionali e internazionali, accanto ad un grande sforzo di politica estera”. Il nuovo piano tributario, di cui non sono ancora stati divulgati i vari dettagli, è già stato presentato al Consiglio di Stato e secondo i rumors è possibile che la riforma riguardi un sistema di tassazione connesso alle emissioni di CO2 e agli scarichi di acqua inquinata.