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Cianobatteri, nel loro ‘allevamento’ il segreto dei biofuel del futuro

Un team di ricercatori dell’Istituto di Biodesign dell’Arizona State University sta mettendo a punto una nuova tecnica per aumentare la produzione dei cianobatteri, i batteri fotosintetici che potrebbero rivelarsi decisivi per il futuro dei carburanti puliti

(Rinnovabili.it) – Sono tra le forme di vita più antiche in natura, responsabili della generazione dell’ossigeno atmosferico che respiriamo quotidianamente. Sono i cianobatteri, conosciuti volgarmente anche come “alghe azzurre”, che ora sono allo studio di un team di ricercatori dell’Istituto di Biodesign dell’Arizona State University. Woo Hyun Kim e Raveender Vannela, i ricercatori dell’istituto americano, stanno perfezionando gli strumenti di coltura di questi batteri per aumentare la loro produzione, dal momento che i cianobatteri sono una fonte potenzialmente ricca per lo sviluppo di biomateriali e di biocarburanti. Il programma prevede l’ottimizzazione dei fotobioreattori, i dispositivi usati per ‘coltivare’ questi microorganismi fotosintetici.
“I cianobatteri sono molto più facili da riprogettare (geneticamente) – ha sottolineato Kim – perché abbiamo molte conoscenze su di loro. Siamo in grado di controllare la loro crescita in modo da poter produrre grandi quantità di biocarburanti o di biomateriali”. La nuova ricerca indica che l’ottimizzazione della crescita microbica richiede un bilanciamento molto delicato tra CO2, fosforo e una sufficiente irradiazione di luce, all’interno della vasca del bioreattore.
“In questo studio – sottolinea Kim – abbiamo scoperto che il fosforo è veramente importante. Infatti, i cianobatteri non hanno potuto fare un uso efficiente della CO2 nel loro ciclo di crescita fino a che il BG -11 (il terreno di coltura) non è stato integrato con il fosforo, ed ogni suo amento corrispondeva con un aumento della produttività del bioreattore”.
Questi organismi sono in grado di produrre circa 100 volte la quantità di carburante pulito per acro rispetto ad altre colture di biocarburanti, sia perché le loro esigenze di sopravvivenza sono semplici – luce del sole, l’acqua, CO2 e poche sostanze nutritive – sia per al fatto che non necessitano di terreni coltivabili che devono essere esclusi dalla produzione alimentare umana. L’aspetto conveniente è che le colonie possono essere coltivate anche disponendo i bioreattori sui tetti o in qualunque altro luogo in cui ci sia abbondante disponibilità di luce solare e CO2. Il lavoro svolto da questo gruppo di ricercatori, quindi, rappresenta una grande sforzo multidisciplinare per rendere l’eventuale produzione su scala commerciale dei biocarburanti e biomateriali una realtà.