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Chavez minaccia petrolio a 300 $ se non si risolve crisi con Exxon

La minaccia di Chavez, petrolio a 300 dollari al barile, dovrebbe essere un’arma efficace nei confronti della compagnia petrolifera Exxon Mobil, qualora questa dovesse insistere nel voler congelare i beni del Venezuela all’estero, per rivalersi della nazionalizzazione, voluta da Chavez, di un grande progetto petrolifero.
La Exxon già aveva ottenuto il sequestro di beni della PDVSA, (l’ente petrolifero venezuelano) da un tribunale, per una cifra di 12 miliardi di dollari. L’ordinanza però fu poi annullata in appello a Londra. Secondo Chavez questo secondo giudizio non ha fatto cambiare idea alla Exxon, che percorrerà, a suo avviso, altre strade. “Se ci congelano i beni – ha dichiarato il presidente – non manderemo più petrolio negli Stati Uniti e il prezzo potrebbe volare a 300 dollari”. Inoltre in occasione di una riunione dei leader del Centro america e dei Caraibi (per il progetto Petrocaribe), il presidente venezuelano ha sostenuto che esiste una “bolla speculativa” per i prezzi petroliferi, che se scoppiasse, potrebbe portare il barile di petrolio addirittura a 70 dollari. Sono dichiarazioni che si discostano da quanto detto proprio sabato da Chavez sulle tensioni geopolitche, e soprattutto sulla minaccia di un’azione militare in Iran, due eventualità che, secondo lui, avrebbero potuto portare il prezzo del greggio fino a 200 dollari.
“Anni fa – ha detto nell’occasione – dissi che il petrolio era destinato a salire a 100 dollari al barile, ma ora sembra che stia puntando a quota 200”.

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