(Rinnovabili.it) – Si intensifica l’impegno del Parlamento Europeo nei confronti della lotta contro il surriscaldamento del Pianeta grazie all’etichettatura EMAS di un’ala della sede UE. L’attestazione sta a certificarne la sostenibilità in termini di management e esternalità prodotte con l’obiettivo è quello di ridurre le proprie emissioni di CO2 di un terzo entro il 2020. La targhetta EMAS assume ancor più rilievo se si pensa che il PE conta nel suo organico oltre 5000 funzionari nelle sue tre sedi di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo; ricopre una superficie di oltre 900.000 mq in uffici e consuma, per assolvere le proprie necessità, 800 tonnellate di carta ogni anno. Dal punto di vista energetico il PE consuma un quantitativo tale di energia da dover pagare circa 6 milioni di euro l’anno. Quale migliore occasione quindi per l’Europarlamento per dimostrare una spiccata devozione all’economia domestica concepita secondo gli stessi criteri che l’UE promuove, manifestando una volontà concreta agli europei certificandosi EMAS, essendo questo il ‘Sistema di Ecogestione e Audit” sorto proprio all’interno del Parlamento Europeo nel 2004. Quanto al meccanismo di certificazione, questo è stato avviato nel 2001 valutando l’impatto ambientale delle attività connesse al PE e definendo gli obiettivi da raggiungere. Dopodiché, a dicembre del 2005, è stato approvato dall’Ufficio di Presidenza un programma di gestione ambientale opportunamente e strategicamente definito e sostenuto da una piccola struttura di gestione interna. In seguito alla validazione di tale programma effettuato da un audit terzo, quindi effettuato da un agente esterno che non sia risultato in alcun modo in rapporto con la struttura oggetto della certificazione, è stata rilasciata la certificazione EMAS.
La targhetta EMAS è solo una delle strategie di riduzione delle emissioni di gas serra che il PE sta adottando. Si ricordano infatti i diversi interventi disseminati nelle tre diverse sedi già in progetto come i pannelli solari sul nuovo palazzo a Lussemburgo oltre all’impianto geotermico e al riscaldamento a biomassa; non solo, a Bruxelles è prevista infatti anche la costruzione di una cisterna di 145.000 litri di capacità per la raccolta dell’acqua piovana da sfruttare nella rete duale di distribuzione ad uso non potabile, l’installazione di pannelli solari rotanti al fine di riscaldare l’acqua e rivelatori di presenza che controllano luci, riscaldamento e ventilazione. Dal punto di vista della mobilità, l’UE si propone l’obiettivo di sostituire il vecchio parco auto inquinante con macchine ibride a basso consumo e a basse emissioni di inquinanti. Si tratta ad ogni modo di piccoli interventi puntuali basati sull’uso della sola energia rinnovabile nei luoghi di lavoro, che però sommati fra loro hanno già portato, dall’inizio del 2008, ad una riduzione del 17% delle emissioni di CO2.