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Cernobyl, a Roma 2000 croci per non dimenticare

(Rinnovabili.it) -Questa mattina il Circo Massimo ha cambiato volto e, per un giorno, il più grande edificio per spettacoli mai costruito non farà da palco ad un evento ma ospiterà un ricordo. Quello dell’incidente di Cernobyl e delle sue vittime.
L’esplosione del reattore numero 4 della centrale quel 26 aprile 1986 e l’incendio che ne seguì provocarono un’emissione di radiazioni nell’atmosfera di molte *centinaia di volte superiore a quella delle bombe* sganciate su Hiroshima e Nagasaki, con radioattive che raggiunsero l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino anche a porzioni della costa orientale del Nord America; è stato il primo incidente, nella storia del nucleare civile, classificato come *livello 7* (livello massimo) nella _International Nuclear Event Scale_ (INES), l’indice assegnato quest’anno anche all’incidente avvenuto nella centrale di Fukushima Dai ichi.

E in occasione del 25° anniversario del disastro nucleare più grave della storia un gruppo di attivisti di Greenpeace ha deciso di trasformare l’antico circo romano in un “memoriale a cielo aperto”: gli ambientalisti hanno infatti *piantato 2.000 croci*, ricordo di quanti hanno perso la vita nella tragedia e monito per la data del 12-13 giugno 2011, “quando – spiega Greenpeace – dovrebbe tenersi il referendum sul nucleare che il governo italiano sta cercando di affossare”. “Queste croci ricordano simbolicamente le vittime di Cernobyl – dichiara Salvatore Barbera, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace Italia -, ciò che abbiamo imparato dall’incidente è che l’energia nucleare è troppo pericolosa per avere un futuro. Una lezione che molti governi, compreso il nostro, si ostinano a ignorare”.
“È paradossale che a meno di due mesi dal referendum ancora non sappiamo con sicurezza se verremo chiamati a decidere su un tema tanto importante come quello del nucleare […]Il governo, invece di sabotare il referendum, deve dichiarare la fine del nucleare in Italia per sempre, prendendo impegni per promuovere le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica”.

E nonostante i venticinque anni passati e un’attenzione che sarebbe andata affievolendosi se non fosse stato per il nuovo incidente nucleare in Giappone, le conseguenze del disastro persistono ancora oggi. A testimoniarlo è la stessa, Greenpeace che nel marzo 2011 ha inviato “una squadra di ricercatori”:https://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2011/nucleare/Cernobyl_Summary_def.pdf in una regione dell’Ucraina per analizzare campioni di alimenti, mostrando che alcuni prodotti alimentari di base sono ancora oggi contaminati con tracce di radioattività eccedenti le norme, anche se ad oggi il governo ucraino non effettua più alcun monitoraggio regolare. “In assenza di misure di decontaminazione, l’uso a scopo di produzione agricola/alimentare dei suoli contaminati e potenzialmente pericoloso per la salute pubblica. Cernobyl non e solo la “no entry” area attorno alla centrale esplosa. Un’area molto più ampia e stata pesantemente colpita, e continua ad essere contaminata anche oggi è […] L’eredita di Cernobyl non e ancora alle nostre spalle”.

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