(Rinnovabili.it) – Il gigante energetico svedese Vattenfall ha dichiarato che entro il 2020 vorrebbe realizzare una centrale a carbone dotata di meccanismi per lo stoccaggio sotterraneo della CO2 liquefatta, nonostante ci siano evidenti difficoltà nel trovare _serbatoi_ idonei a trattenere il gas. Nella parte orientale della regione di Brandeburgo i cittadini, venuti a conoscenza del progetto, non sembrano aver gradito la prospettiva di dover un domani vivere con dei serbatoi di anidride carbonica sotto i piedi.
Hans-Georg von der Marwitz, che rappresenta il Brandeburgo orientale in parlamento, ha dichiarato di non essere convinto che il colosso svedese dell’energia riuscirà mai a costruire la ormai temuta centrale elettrica a carbone CCS proprio nel loro territorio. “Questo perchè i cittadini della regione stanno facendo in modo che sia chiaro che le tecnologie a rischio non devono e non possono avere un posto nel nostro futuro”, ha detto all’agenzia di stampa Deutsche Welle.
Il timore è che la CO2 possa fuoriuscire ed inquinare ad esempio le acque sotterranee, o forzare il suo cammino verso la superficie, dove nella migliore delle ipotesi andrebbe a vanificare lo scopo della cattura e nel peggiore dei casi potrebbe nuocere e asfissiare passanti ignari.
Ma l’opinione generale non è tutta contraria alla tecnologia CCS. Altri dicono che potrebbe migliorare la redditività delle centrali a carbone proteggendoci dalle conseguenze del riscaldamento globale, come annunciato anche dal Boston Consulting Group che ha calcolato come, ad esempio, nel caso in cui venissero convogliate sotto terra le emissioni delle mille più grandi centrali a carbone gli inquinanti si ridurrebbero di un terzo. Ma c’è anche chi teme che spostare la maggior parte degli investimenti e dell’attenzione sul CCS possa rallentare e addirittura bloccare l’espansione delle energie rinnovabili.
La Vattenfall, che gestisce grandi centrali elettriche a carbone nella Germania dell’est sta lavorando al progetto CCS *Black Pump* dal 2009. “Siamo in grado di raggiungere un grado di separazione del 90 per cento nel sistema di CO2”, ha riferito Uwe Burchhardt, a capo del progetto, specificando che alcuni problemi persistono come la grande necessità di elettricità da parte dei sistemi di pompaggio della CO2 che rende meno produttiva la centrale, costretta ad utilizzare parte dell’energia prodotta per l’immagazzinamento del gas.
Ma secondo quanto dichiarato dalla portavoce di Vattenfall Katarina Bloemer, la tecnologia CCS è fattibile e potrebbe essere implementata al più presto, entro il 2020, provvedendo all’immagazzinamento della CO2 in ex-giacimenti di gas naturale assegnando ali Mari del Nord e alla Germania del Nord il posto di migliori candidati ad ospitare tali progetti.