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Carta AUDIS per rigenerare le nostre città

La Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana, strumento nato allo scopo di proporre alcuni principi di riferimento per i programmi di trasformazione delle aree urbane dismesse o dismettibili che ad oggi sembrano costituire la maggiore risorsa e potenzialità per la riqualificazione delle città. Con un’esperienza ormai decennale, la Carta, considerando le aree urbane dismesse una risorsa economica, sociale, urbanistica ed ambientale, favorisce il raggiungimento di otto obiettivi, ovvero: esplicitare gli ambiti della trasformazione urbana per consentire la valutazione trasparente dei processi in corso; riequilibrare i centri urbani impoveriti delle loro funzioni; bloccare lo spreco del territorio attraverso il riuso degli spazi urbanizzati; governare i mutamenti; integrare discipline, interessi e competenze per l’interesse collettivo; riconoscere il ruolo delle decisioni condivise; innescare azioni diffuse di rigenerazione urbana; aprire la riflessione sui modelli di rigenerazione urbana. Il documento in realtà è composto da tre sezioni: la Carta, che individua dieci elementi di qualità, gli Attori, Pubblico, Privato economico e Privato collettivo, ed infine gli Strumenti, quali la politica urbana, la partnership pubblico-privata, la valutazione, l’informazione e la partecipazione. Ci fermeremo in questo contesto ad esaminare la prima sezione del documento, ovvero la Carta, poiché in essa vengono descritte le caratteristiche qualitative di una rigenerazione urbana, qualità che deve essere alla base di ogni azione di pianificazione urbana e di progettazione architettonica, azioni che includono l’aspetto formale, sociale ed economico, ma in questo periodo anche e soprattutto quello ambientale ed energetico.

*1 – La qualità urbana*
La qualità della rigenerazione urbana si propone come sinergia di molteplici aspetti non uniformi, che vanno al di là del semplice accostamento di “buoni progetti” e che costituiscono il fondamento della qualità della vita nelle città. La Carta individua tre presupposti per la rigenerazione: un governo della riorganizzazione del territorio sempre più aperto al contributo dei diversi attori, l’obiettivo di una maggiore coesione sociale ed economica, l’integrazione fisica, sociale ed economica di ogni intervento con il contesto urbano ed il suo effetto nel tempo.

*2 – La qualità urbanistica*
Gli strumenti urbanistici generali, i piani strategici, i programmi delle amministrazioni comunali e tutte le azioni di pianificazione e recupero urbano devono concorrere a definire il progetto di rigenerazione che sia in grado di perseguire un obiettivo condiviso attraverso un disegno complessivo. Strumenti irrinunciabili del governo del territorio sono poi la rappresentanza dei cittadini e la loro partecipazione attiva all’attività di pianificazione e governo, con processi semplici e trasparenti che abbiano l’obiettivo di mantenere le promesse – che ci sono sempre all’inizio di qualsiasi iter di progettazione urbanistica – fatte dal programma iniziale, con coerenza ed evitando rincari, ritardi, malumori e la cattiva riuscita di un piano a medio-lungo termine.

*3 – La qualità architettonica*
La rigenerazione urbana propone tre livelli per la qualità architettonica degli interventi che la contraddistinguono: il primo è la “sfida della contemporaneità e dei nuovi stili dell’abitare, del lavorare, del vivere, della multietnicità”, il secondo è “l’uso delle nuove tecnologie compatibili con l’ambiente” per risparmiare le risorse del Pianeta, il terzo ed ultimo riguarda “l’integrazione e la continuità con l’esistente, la storia dei luoghi e l’identità locale”. La sinergia tra questi tre livelli di progettazione e l’utilizzo cosciente dell’apparato normativo renderebbe più appetibili le aree da riqualificare sia ai futuri investitori che ai fruitori.

*4 – La qualità dello spazio pubblico*
La qualità degli spazi pubblici nelle aree dismesse e da rigenerare è assolutamente necessaria allo sviluppo di una coscienza di partecipazione ed appartenenza al luogo, ad una convivenza civile, alla sicurezza ed all’aggregazione sociale. Lo spazio pubblico deve costituire parte integrante del tessuto urbano, privilegiandone l’utilizzo da parte dei pedoni.

*5 – La qualità sociale*
Esiste città dove esistono relazioni a più livelli. Favorire i rapporti interpersonali è un obiettivo solo apparentemente semplice, in realtà complesso, poiché necessita di una fitta rete di azioni e di interventi. Innanzitutto si deve realizzare un’offerta immobiliare diversificata, mantenendo dove è possibile una stretta vicinanza delle attività lavorative e la compresenza di vaste aree verdi, controllando la sostenibilità delle trasformazioni.

*6 – La qualità economica*
La qualità economica di un intervento di rigenerazione urbana viene rintracciata in due fattori: il primo risiede nella capacità di produrre occasioni di sviluppo autopropulsivo e di una crescita economica dell’area in cui è inserito, il secondo si identifica nel bilanciamento tra qualità tecnica, tempi, efficienza attuativa e costo globale. La qualità economica così perseguita, che genera benefici per gli investitori, per il Pubblico e per i cittadini, deve essere preceduta dalla progettazione economica e finanziaria parallela all’intervento di rigenerazione urbana, in coerenza con la programmazione e la pianificazione strategica della città.

*7 – La qualità ambientale*
Le immediate conseguenze del recupero delle aree urbane dismesse sono principalmente due: i fattori di crescita sostenibile di una città e le bonifiche ambientali dell’azione di recupero di siti inquinati. Per preservare la salute dei cittadini è necessario in primo luogo un’attenta valutazione delle condizioni ambientali e dell’impatto delle opere di bonifica. Acquista sempre maggiore rilievo il pieno utilizzo di aree urbanizzate disponibili a scapito del consumo di nuovo suolo, per minimizzare l’espansione urbana a favore di aree verdi o agricole.

*8 – La qualità energetica*
La sostenibilità ambientale è alla base della rigenerazione urbana, che propone l’introduzione nel progetto a scala urbana delle cosiddette eco – città, in cui il contenimento dei consumi energetici, il basso impiego di risorse naturali, la diminuzione nella produzioni di rifiuti solidi urbani e delle emissioni nocive in atmosfera contribuiscano a ridefinire gli standard abitativi, spingendoli verso target più elevati. Gli obiettivi della sostenibilità in questo caso sono: edifici produttori di energia; l’integrazione architettonica delle tecnologie più avanzate del contenimento energetico; l’uso di sistemi passivi per la regolazione del microclima interno agli edifici e di sistemi attivi che migliorino l’efficienza energetica dell’intero sistema (teleriscaldamento, energie rinnovabili, riuso dell’acqua piovana ecc); produzione di biogas dai rifiuti; bonifica delle aree inquinate utilizzando le biotecnologie; incentivo per la produzione di energia domestica; progettazione degli spazi aperti come elementi di riequilibrio bioclimatico. In questo caso le Amministrazioni comunali devono adottare incentivi fiscali e normativi che contrastino la politica del basso costo di costruzione al fine di evitare sprechi e di migliorare la qualità urbana.

*9 – La qualità culturale*
Significa “progettare trasformazioni in continuità con le evoluzioni storico-culturali di un luogo”, attraverso un lavoro di indagine e di ascolto, di interazione e trasmissione di saperi costruttivi, che vanno dal restauro al recupero, dalla ristrutturazione alla sostituzione. Queste azioni devono sempre tendere a dare risposte ad uno sviluppo urbano che si allontani il più possibile dall’essere “selvaggio ed incontrollato”.

*10 – La qualità paesaggistica*
È alla base di un rinnovato “senso del luogo”, che cerca il giusto connubio tra la morfologia del territorio, il patrimonio esistente, le risorse, la realtà sociale, il sistema economico. La parola d’ordine è la “riappropriazione” di un luogo, la sua rivalutazione, la sua tutela, perché il patrimonio ambientale che lo contraddistingue non vada perduto.