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Carbon Tax francese, ancora molto da discutere

(Rinnovabili.it) – Le affermazioni del primo ministro francese sull’introduzione a partire dal 2010 di una carbon tax nazionale ad un prezzo di 14 euro la tonnellata di CO2, potrebbero essere state troppo precipitose e il Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy si prepara a presiedere all’Eliseo, una riunione interministeriale con l’obiettivo di fare chiarezza su alcune delle polemiche che continuano a scuotere maggioranza, opposizione ed organizzazioni ambientali. Il clima di discussioni suscitato per la cosiddetta ‘contribution climat-énergie’ non sembra dunque placarsi ma aumenta la confusione soprattutto a carico della popolazione francese che, secondo un sondaggio di Europe 1, si è schierata per due terzi dalla parte del no. Ma se da un lato l’importo non sembra ancora essere stato definito dall’altro si riconferma la volontà del governo di rendere in vigore l’imposta a partire dal prossimo anno. Semplice nel principio, la carbon tax aumenterebbe gradualmente il prezzo dell’energia per ridurne il consumo ed incoraggiare nel contempo famiglie e imprese a passare a fonti pulite. Ad essere interessati saranno i singoli individui, le amministrazioni e imprese, risparmiando al contrario le grandi industrie inquinanti (petrolio, acciaio…), già sottoposte al sistema delle quote di emissione stabilite nel quadro del mercato europeo del carbonio.
Nella relazione tracciata da Michel Rocard la gabella riguarderebbe tutti i combustibili fossili escludendo per il momento l’energia elettrica perché è in gran parte prodotta da energia nucleare, ritenuta dal governo da non considerare in quanto priva di emissioni di CO2. La stessa relazione propone un prezzo di 32 euro per tonnellata, o 7-8 centesimi in più per ogni litro di carburante per garantire l’incentivazione della carbon tax, che diventerebbero 100 nel 2030, mentre gli agenti economici avranno la possibilità di cambiare le loro abitudini di consumo. François Fillon, dal canto suo spinge per un prezzo inferiore a 14 euro, ovvero simile a quello di negoziazione attualmente applicato alle quote di mercato di una tonnellata di CO2 per le industrie inquinanti. In base ai calcoli della relazione Rocard, la tassa nell’ipotesi Fillon, dovrebbero fruttare circa 3,5 miliardi di euro di entrate e spese 75-130 euro in media all’anno per le famiglie. Un litro di carburante aumenterà fra 3 e 3,5 centesimi.

Ma la questione prezzo non è l’unica a rimanere in sospeso: la polemica infatti si concentra in maniera particolare a livello del sistema di compensazione.
Il governo dopo aver respinto la strada dei certificati verdi, aveva avanzato delineato una riduzione dei contributi previdenziali per le imprese e sgravi fiscali per le famiglie. La riunione odierna dovrebbe dunque far luce anche sulle modalità precise di risarcimento che non risultano ancora definite.
Il Presidente ha anche reso noto che chiederà all’Unione Europea di dotarsi di una carbon tax “entro le proprie frontiere”, appoggiando la proposta del primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt. La Svezia, ora alla presidenza UE, ha da tempo introdotto una tassa sul carbonio e secondo il Ministero dell’Ambiente, le emissioni per persona nella nazione nordica sono diminuite del 9% rispetto al 1990 (anno precedente all’entrata in vigore dell’imposta).

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