(Rinnovabili.it) – A pochi giorni dal summit internazionale sul clima di Cancun, secondo un rapporto del *Met Office*, il servizio meteorologico del Regno Unito, le prove del cambiamento climatico, causato dall’uomo, sono diventate ancora più evidenti in questo anno. La relazione indica che il 2010 potrebbe risultare come l’anno più caldo dall’inizio delle rilevazioni nel lontano 1850.
Il rapporto include uno studio, che ha evidenziato, attraverso un nuovo modello di analisi, l’innalzamento delle temperature dei mari globali rispetto all’ultimo decennio. In precedenza, secondo il Met Office, le misurazioni adottate non fornivano una panoramica esatta.
La dottoressa *Vicky Pope* del Met Office ci sono valide motivi per spiegare che il riscaldamento terrestre negli ultimi dieci anni sembrasse rallentare. Ad esempio la variazione naturale nel sistema climatico determina ogni otto decenni un attenuamento delle temperature nonostante le tendenze a lungo periodo del riscaldamento della Terra. Altri fattori sono le variazioni nelle attività solari, una quantità maggiore di vapore acqueo trattenuto dall’aria calda, dalla fuliggine e da altre particelle prodotte da combustibili fossili e legna.
La Pope, inoltre, ha escluso qualsiasi dubbio sul fatto che gli ultimi dieci anni siano stati più caldi rispetto alla media degli anni novanta, pur verificandosi una netta contraddizione tra lo sciogliersi del ghiaccio marino e l’aumento meno rapido delle temperature in questo decennio. Nove diversi indicatori del cambiamento climatico, dalla temperatura al livello del mare, dall’umidità alla caduta di neve, hanno evidenziato una tendenza al riscaldamento globale dovuta all’aumento dell’emissioni di gas serra delle attività umane.
Le stime del Met Office variano da quelle del “National Oceanic Atmospheric Administration”:https://www.noaa.gov/ e della “NASA”:https://www.nasa.gov/. Mentre il primo crede che il 2010 superi i picchi di temperatura avuti nel 1998 e nel 2005, gli altri due pensano che le tre annualità risultino molto simili. Tali differenze sono da ricondurre al modo di recepire i dati in alcune parti remote del mondo, in particolare nella zona artica, dove il riscaldamento è più rapido rispetto a latitudini più basse.