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Bonn, negoziati sul clima a rischio. A Cancun forse tre accordi distinti

(Rinnovabili.it) – A cinque giorni dalla riapertura dei “round negoziali”:https://www.rinnovabili.it/clima-al-via-da-oggi-i-nuovi-round-negoziali-a-bonn595697 sul clima a Bonn, la bozza di accordo sui cambiamenti climatici da presentare alla prossima conferenza Onu di Cancun sembra essere arrivato nuovamente a un punto di stallo. Il delegati Usa avrebbero annunciato all’agenzia Associated Press che alcuni Paesi hanno già fatto marcia indietro sugli impegni assunti lo scorso anno in merito alla riduzione delle emissioni di gas serra. Nessun passo in avanti significativo, quindi, e rimangono ancora senza una soluzione condivisa i due nodi fondamentali: quello della netta divisione tra gli impegni che dovranno assumere le nazioni ricche e quelle più povere, e la mancanza di una strategia condivisa nella lotta ai cambiamenti climatici. Si torna, così, alle posizioni che erano già emerse lo scorso dicembre in occasione del vertice di Copenaghen, ma con l’esigenza di sbloccare la fase di stallo attuale per ottenere risultati vincolanti almeno durante il prossimo vertice di novembre in Messico.
Intanto, però, sono anche emerse ulteriori indiscrezioni sulla bozza finale del testo che verrà discusso dai grandi della Terra a Cancun. Secondo l’agenzia Reuters l’accordo Onu sui cambiamenti climatici che dovrà fare seguito al Protocollo di Kyoto potrebbe essere composto di tre parti diverse, legalmente vincolanti, per tentare di appianare le divergenze tra i paesi occidentali e quelli in via di sviluppo. A rivelare all’agenzia l’ipotesi di questa divisione in tre del testo originale è stato Luis Alfonso de Alba, il rappresentante speciale per i cambiamenti climatici del Messico. De Alba ha infatti annunciato alla Reuters che potrebbero esserci tre accordi distinti per vincolare i paesi a ridurre le emissioni di gas serra e per aiutare quelli colpiti dal riscaldamento globale. “Uno strumento sarà dedicato ai paesi che già aderivano al Protocollo di Kyoto – ha specificato – ma è anche possibile che ne sia creato uno dedicato agli Stati Uniti e un terzo per i paesi in via di sviluppo”.

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