Il rischio, secondo l'esponente radicale è che, il governo considerando l'atomo come la soluzione ai problemi energetici, non punti su altre strade.
La vicepresidente del Senato ha affermato ”In un discorso di tempi, costi e benefici, io dico che arrivare al 4,5% di energia nel 2020 con sei centrali nucleari doppie in attività e pagando 25 miliardi, non ha senso”.
Così Emma Bonino, anche componente della Commissione Ambiente, ha giudicato il programma nucleare dell’esecutivo Berlusconi, durante un seminario del Partito radicale su ”Territorio, ambiente, democrazia”.
Per la Bonino lo stesso obiettivo per il 2020, del 4,5% del fabbisogno energetico nazionale ”sarebbe più facilmente ottenibile con efficienza energetica ed energie alternative – aggiungendo poi – in generale, il nucleare non è una tecnologia come tutte le altre perché le scorie non sappiamo dove metterle e la proliferazione è un problema. La mia preoccupazione – ha manifestato la Bonino – non è tanto che facciano il nucleare, perché 30 miliardi di euro da privati non so dove li vadano a trovare, lo dimostra il caso Alitalia, ma che propagandando la soluzione “miracolistica” del nucleare, in realtà si perdano altri 5 o anche 8 anni di cose da fare”