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Bioplastica dalla frutta marcia? E’ un lavoro da batteri “addestrati”

(Rinnovabili.it) – Qual è la fine migliore per una partita di frutta avariata o per degli ortaggi troppo rovinati per essere portati sulla tavola? Per il ricercatore olandese Jean-Paul Meijnen non ci sono dubbi: il destino migliore a cui possano andare incontro i rifiuti organici è in un paio di occhiali da sole o magari nel paraurti delle automobili. Non si tratta di un’impresa impossibile quella in cui si è gettato a capofitto Meijnen, ma di un sapiente lavoro di microbiologia e ingegneria genetica che vede nella modificazione del DNA di alcuni ceppi batterici la strada verso un nuovo processo produttivo della bioplastica. Per venire incontro ad uno dei problemi che ancora rallentano la diffusione sul mercato dei polimeri ‘bio’, lo scienziato olandese ha “addestrato” la _Pseudomonas putida S12_ affinché fosse capace di convertire in modo efficiente tutti gli zuccheri dei principali ortaggi, frutta e rifiuti di giardino in prodotti ecologici ad alta qualità.
“Purtroppo, la produzione di materie plastiche a partire dai rifiuti biologici è ancora un processo piuttosto costoso, perché il materiale di scarto non è pienamente utilizzabile”, spiega Meijnen. Il pre-trattamento di questi rifiuti biologici porta alla produzione di vari tipi di zuccheri come il glucosio, xilosio e arabinosio che insieme costituiscono circa l’ottanta per cento degli zuccheri presenti nei bio-rifiuti. “Un modo logico di ridurre il prezzo di costo delle bioplastiche è quindi quello di ‘insegnare’ ai batteri a digerire tutti gli zuccheri”. E dal momento che _Pseudomonas putida_ è naturalmente in grado di fermentare solo il glucosio, il ricercatore ha provveduto a modificare geneticamente la sua produzione enzimatica inserendo nel DNA alcuni geni di _E. coli_ e di _Caulobacter crescentus._
“Dopo tre mesi di questo processo di miglioramento, il batterio potrebbe rapidamente digerire tutto lo xilosio presente nel terreno. E sorprendentemente, questi batteri così formati potrebbero digerire anche arabinosio, e sono quindi in grado di affrontare i tre zuccheri principali dei bio-rifiuti”.

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