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Biomasse sostenibili, un nuovo rapporto Ue ne detta i criteri

(Rinnovabili.it) – Sviluppare appieno il potenziale energetico delle biomasse significa inevitabilmente dover prendere in esame le questioni connesse alla tutela del patrimonio forestale e della biodiversità, all’utilizzo suolo e al calcolo delle emissioni di CO2: la valutazione, in altre parole, dell’impatto ambientale e ovviamente anche di quello economico. A livello europeo la Renewable Energy Directive, conosciuta anche come la Direttiva “20-20-20”, contiene uno schema inerente ai requisiti di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi, mancando dunque quelli relativi alle biomasse, per le quali però specificava la richiesta alla Commissione Ue d’un rapporto ad hoc per colmare tale lacuna. Adempiendo a tale obbligo l’esecutivo europeo ha adottato oggi una relazione sui termini per l’uso sostenibile delle biomasse solide e del biogas nell’energia elettrica, riscaldamento e raffreddamento. Il “documento”:https://ec.europa.eu/energy/renewables/transparency_platform/doc/2010_report/com_2010_0011_3_report.pdf contiene raccomandazioni sui criteri che dovrebbero essere utilizzati dagli Stati membri che desiderino introdurre un regime a livello nazionale, in modo da evitare ostacoli al funzionamento del mercato interno.
“La biomassa – ha dichiarato Günther Oettinger, Commissario responsabile per l’Energia – è una delle risorse più importanti per raggiungere i nostri obiettivi nelle energie rinnovabili. Contribuisce già a più della metà del consumo di energia verde nell’Unione europea, fornendo una risorsa pulita, sicura e competitiva”.
Le raccomandazioni adottate oggi riguardano:
* Il divieto generale di utilizzare biomassa coltivata su terreni appositamente sottratti al patrimonio forestale, su aree ad elevata capacità di stoccaggio dell’anidride carbonica o ad elevata biodiversità.
* Una metodologia standardizzata per il calcolo dei gas a effetto serra in maniera tale da garantire che la riduzione delle emissioni connessa a questa fonte sia almeno del 35% rispetto al mix energetico fossile della UE, aumentandola al 50% per i nuovi impianti nel 2017 e al 60% nel 2018.
* La differenziazione dei regimi di sostegno nazionali a favore di impianti che consentano di raggiungere alte efficienze di conversione energetica.
* Il controllo della provenienza della biomassa.

La relazione è accompagnata da una valutazione d’impatto che dimostra che criteri vincolanti imporrebbero costi considerevoli agli operatori economici europei, soprattutto in considerazione del fatto che almeno il 90% della biomassa consumata a livello comunitario deriva dai residui forestali e da altri sottoprodotti delle industrie europee, concludendo pertanto che almeno in questa fase, non sia necessaria una legislazione più dettagliata.
“E’ prevista una revisione fra 18 mesi, – ha concluso Oettinger – al fine di valutare se il sistema abbia bisogno di essere modificato, anche attraverso l’introduzione di norme obbligatorie”.

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