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Biomasse: biofuel dal grasso di squalo

Il grasso di squalo, le alghe e le acque reflue potrebbero servire per rendere autosufficienti dal punto di vista energetico numerosi villaggi isolati della Groenlandia

(Rinnovabili.it) – Lo squalo della Groenlandia è una delle più grandi specie di squali esistenti e rappresenta un problema per i pescatori. La sua carne, tossica per l’uomo, interessa però ad alcuni ricercatori che stanno pensando a metodi che trasformino il grasso dell’animale in biocarburante per le popolazioni Inuit.
Nativi delle fredde acque dell’Artico, centinaia di squali della lunghezza di sette metri, vengono catturati ogni anno e muoiono nelle reti dei pescatori della Groenlandia per poi essere rigettati in mare.
Nell’ARTEK (Artic Technology Centre) di Sisimut, nell’ovest della Groenlandia, si stanno effettuando ricerche e esperimenti per trovare il modo di utilizzare il grasso animale e gli scarti dell’industria ittica per produrre biogas.
“Penso che questa possa essere una alternativa per utilizzare centinaia di tonnellate di scarti dalla lavorazione dei prodotti del mare, inclusi quelli degli squali” lo ha dichiarato Marianne Willemoes Joergensen del distaccamento ARTEK con sede in Danimarca.
La Joergensen, a capo del progetto pilota che ha per base il villaggio Uummannaq, nell’ovest della Groenlandia, ha dichiarato che la carne di squalo, miscelata con le alghe e con le acque reflue potrebbe divenire delle biomasse per la produzione di biocombustibili.
“La trasformazione in biocarburanti è la soluzione migliore per questo tipo di rifiuti organici, che possono essere utilizzati per la produzione di energia elettrica e riscaldamento con il metodo carbon neutral”, ha detto la Joergensen.
E’ stato stimato che i biofuel creati dallo smaltimento di grasso e carne di squalo insieme ad altri prodotti del mare potrà coprire il 13% del fabbisogno del villaggio di Uummannaq che ospita 2450 persone.
Grazie a questo progetto saranno aiutati molti villaggi isolati che potranno divenire energeticamente autosufficienti.
Le prove, finanziate dall’Unione Europea, inizieranno l’anno prossimo all’interno di un impianto di trattamento dei rifiuti organici in Groenlandia.