(Rinnovabili.it) – L’impiego delle biomasse nella produzione di energia elettrica è un processo dell’80% più efficiente rispetto alla loro trasformazione in biocarburante. A questa conclusione è giunto uno studio svolto in collaborazione dai ricercatori della Stanford University, del Carnegie Institute of Science, e dell’University of California e pubblicato ora sulla rivista Science, che tra i risultati asserisce anche che l’opzione elettricità sia due volte più efficace nel ridurre le emissioni di gas serra. I ricercatori hanno basato i loro risultati sugli scenari sviluppati grazie alla Biofuel Analysis Meta-Model (EBAMM) creata dall’University of California, di Berkeley; l’analisi ha riguardato una serie di colture, tra cui il mais e il panico verga, ed una serie di differenti tecnologie di conversione energetica. I dati raccolti sono stati applicati a versioni differenti di motori elettrici e a combustione interna di quattro tipi di veicoli – dall’utilitaria ai SUV di grandi dimensioni – ed alla loro efficienza operativa durante la guida, valutando sia il numero di chilometri che la quantità di gas serra emessi per unità di area coltivata.
In linea teorica, a parità di biomassa di partenza l’elettricità così ottenuta assicurerebbe una percorrenza chilometrica superiore dell’81% rispetto all’etanolo.
Il potenziale risulta essere ancora maggiore per l’opzione bioelettricità per la possibilità di cattura e stoccaggio delle emissioni di biossido di carbonio dalle centrali elettriche che utilizzano graminacee, trucioli di legno e altri materiali di biomassa come carburante, un’eventualità che non esiste nella combustione di etanolo.