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“Biogas, lavoriamo insieme per sfruttare fonti del territorio”

“Il secondo confronto pubblico in vista del Piano energetico provinciale è stato straordinariamente partecipato ed il dibattito emerso ha visto un confronto interessante tra il mondo dell’agricoltura e gli esperti in capo agro-energetico”.

Con queste parole l’assessore all’ambiente Mirko Tutino ha commentato l’incontro che si è svolto nei giorni scorsi in Provincia sul tema “Biogas: il recupero e lo sfruttamento di una risorsa energetica da filiere agro-zootecniche esistenti”.

“Crediamo che chi pianifica le politiche energetiche – ha aggiunto l’assessore – ed il mondo dell’agricoltura debbano lavorare insieme come si è fatto in questa partecipata occasione, allo scopo di realizzare impianti di biogas dalle fonti presenti nel nostro territorio. Vogliamo individuare criteri perchè non si compromettano le nostre produzioni tipiche ed al contempo investire nell’utilizzo degli scarti degli allevamenti zootecnici, a partire dai liquami, per la produzione di energia. In tutta Europa questa scelta è stata compiuta e Reggio deve saper trasformare questo problema in una risorsa allo scopo di contribuire alla produzione di quei 100 MW di potenza energetica che la Regione vuole ottenere dal biogas”.

L’incontro aveva come obiettivo quello di affrontare aspetti tecnici, economici e pratici associati alla filiera del biogas, con specifica attenzione a quegli impianti che consentono la “chiusura” di filiere agro-zootecniche esistenti, minimizzando interventi invasivi sul territorio, favorendo inoltre innovazione tecnologica e normativa verso la valorizzazione di sottoprodotti, l’ottimizzazione della gestione del digestato e la regolamentazione dell’utilizzo della risorsa biogas come biometano.

All’incontro ha partecipato anche l’assessore all’agricoltura provinciale Roberta Rivi, che ha sottolineato come il biogas costituisca un’importante occasione da parte del mondo dell’agricoltura per differenziazione ed integrazione del reddito, un’opportunità da considerare e da incentivare, valutando attentamente il contesto agricolo di riferimento e tutelando le tipicità agroalimentari della nostra zona.

Tra gli interventi tecnici quello di Walter Ganapini, membro onorario del comitato scientifico dell’agenzia europea per l’ambiente, che ha fornito un’inquadramento delle politiche energetiche sovraordinate, che mirano ad aumentare l’autosufficienza energetica puntando su efficienza energetica, rinnovabili, ma che necessitano anche di un maggior impulso in tema di ottimizzazione delle reti di trasmissione dell’energia, per le quali è necessario minimizzare le dispersioni e sviluppare nuove ramificazioni in grado di soddisfare l’offerta diffusa sul territorio di produzione di energia: “In materia di energia da fonti rinnovabili ad oggi risulta ancora elevato il potenziale non ancora sfruttato sul nostro territorio – ha aggiunto Ganapini – dalle biomasse e biogas, all’eolico off-shore (ad esempio sfruttando in Emilia Romagna le attuali piattaforme metanifere dismesse). L’utilizzo delle biomasse e, in particolare, del processo di digestione anaerobica, si configura infine come un’opportunità di contrasto della desertificazione ed impoverimento dei terreni grazie all’utilizzo agronomico del digestato ricco di sostanza organica da restituire ai terreni”.

Due invece gli interventi a cura del CRPA di Reggio Emilia, in particolare ad opera di Sergio Piccinini e di Lorella Rossi, per puntualizzare lo stato dell’arte della tecnologia del biogas, i nuovi fronti di ricerca e le potenzialità di utilizzo di questa tecnologia per il recupero di residui e scarti delle produzioni agroalimentari: “Il trend di impianti a biogas installati negli ultimi anni è in forte aumento – hanno spiegato – registrando un incremento medio in termini di numeri del 90% tra 2010/2011. Rispetto agli attuali utilizzi di biomasse dedicate e reflui zootecnici, vi sono ancora potenziali inutilizzati derivanti da biomassa di varia natura, quali scarti dell’agroindustria, che necessitano innanzitutto di maggior chiarezza normativa e certezza dell’incentivazione economica; altra potenzialità da sviluppare è quella della valorizzazione del metano derivante dal biogas, consentendo attraverso l’immissione in rete del cosiddetto “biometano” un utilizzo plurimo di questa risorsa, dai trasporti al riscaldamento, e risolvendo alcuni dei problemi di effettivo recupero energetico associato agli impianti in assetto cogenerativo, quali quelli del sovraccarico delle reti di trasmissione dell’energia elettrica e il recupero in loco dell’energia termica”.

Più specificatamente economica è stata invece la trattazione di Alessandro Ragazzoni, docente della facoltà di agraria dell’Università di Bologna: “Dal punto di vista remunerativo, il rischio associato agli investimenti si riduce se si dimensiona l’impianto sulla base della matrice organica a disposizione – ha spiegato – e non pensando di costruire impianti in funzione della producibilità di energia elettrica per potenza installata a prescindere dalla disponibilità locale di biomasse. In questo modo si mantiene una gestione territoriale dell’intera filiera, contenendo i costi di approvvigionamento e trasporto, di recupero del digestato e massimizzando la valorizzazione energetica anche termica dell’impianto. E’ fondamentale in un settore di investimento come quello del biogas, strettamente legato al mondo agricolo, assicurare innanzitutto il mantenimento della vocazione agricola d’origine del territorio, evitando distorsioni del mercato relativamente a prodotti agricoli o affitti di terreni (esistono casi di terreni con affitti che sono aumentati di 3 volte per la sola vicinanza ad impianti di biogas) che si potrebbero generare da un interesse meramente imprenditoriale”.

In ultimo è stata valorizzata l’esperienza consortile a livello nazionale del CIB (Consorzio Nazionale Biogas e Gassificazione), per il quale Viller Boicelli ha evidenziato come, proprio nell’ottica di sostenere la necessità di sfruttare questa risorsa come opportunità di differenziazione del reddito, sia possibile per piccoli agricoltori consorziarsi in realtà ai fini di raggiungere quella “massa critica” funzionale alla gestione ottimale dell’impianto, per tutte le fasi della filiera.