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Biogas. Fiper: tariffa onnicomprensiva per gli impianti pre-2008

(Rinnovabili.it) – Forse non tutti sanno che gli impianti a biogas agricolo, entrati in esercizio in data successiva al 31 dicembre 2007, possono accedere ai certificati verdi ma non gli viene riconosciuta la tariffa onnicomprensiva, ossia quel meccanismo di incentivazione introdotto dal DM del 18 dicembre 2008 e consistente nell’erogazione di un beneficio monetario per ogni kWh netto di energia elettrica immesso in rete.
Con l’entrata in vigore della Legge n.99 del 23 luglio 2009 è stato stabilito un coefficiente di 28 Centesimi /kWh per impianti a biogas e biomassa di potenza inferiore a 1 MW. “Una misura – spiega il presidente Fiper Walter Righini – che riteniamo fondamentale per promuovere la produzione distribuita di energia e incentivare la diversificazione produttiva delle aziende agricole”. Ma per circa 30 impianti del settore, realtà di micro- piccola generazione che varia da 500 kW a 1300 kW entrati in esercizio commerciale a partire dal 2005 – aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento – non esiste la possibilità di accedere a questa tariffa nonostante abbiano “creduto, in parte finanziato, nell’ottica di promuovere concretamente la filiera agricola biomassa-energia e cercare di porre rimedio alla gestione dei nitrati che coinvolge la pianura padana […] La loro gestione nella situazione attuale è del tutto antieconomica e in mancanza di soluzioni adeguate ed idonee diventa indispensabile la loro chiusura”.
Per questo l’associazione ha inviato una lettera al Ministro Scajola per proporre all’autorità di concedere il beneficio della tariffa onnicomprensiva anche a questi impianti pionieri, limitatamente al periodo residuale dell’incentivo.
“Il periodo residuo dell’incentivo è calcolato sottraendo alla durata quindicennale della tariffa onnicomprensiva il tempo intercorso tra la data di entrata in esercizio degli impianti di biogas e il 31/12/2007 come già discusso e approvato nella commissione Ambiente del Senato in data 3/11/2009”.
“Sarebbe davvero – conclude Righini – un grave danno per il sistema Paese penalizzare la lungimiranza di piccole e medie aziende pioniere nel settore agro-energia”.

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