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Biodiesel italiano, con MAMBO si testano le micro-alghe

(Rinnovabili.it) – Il nome richiama subito alla mente una famosa danza cubana ma si tratta al contrario di un progetto tutto italiano nato per indagare una delle più promettenti vie energetiche apertesi nel campo dei biocarburanti. Parliamo di *MAMBO,* acronimo di Microalghe Materia prima per BioOlio, la ricerca firmata Assocostieri – Unione Produttori Biocarburanti che presenta oggi i primi risultati dopo il lancio ufficiale due anni or sono. L’iniziativa, che si prefigge di studiare le colture massive di microalghe per la produzione di biodiesel, nasce da una triplice esigenza: andare incontro alla crescita del prezzo degli oli e alla diffusione del concetto di sostenibilità sempre più diffuso e saper rispondere alla concorrenza operata dai produttori di biodiesel dai paesi emergenti. E la prima fase di MAMBO si conclude dunque con dati davvero incoraggianti. Dal 2008 ad oggi sono stati presi in considerazione l’analisi iniziale, la scelta progettuale, la stima tecnico-economica e la progettazione preliminare confermando la promessa che energetica di cui si fanno carico le alghe. Comparandole con le altre materie prime – colza, soia, olio di palma – nella sintesi di oli biocombustibili ci si accorge che le micro-alghe possiedono un rapporto coltivazione/produzione superiore a tutte le altre, merito anche dell’alto contenuto lipidico che arriva fino al 60% della loro biomassa. In altre parole, se da un ettaro coltivato a girasole si ottiene 0,7-1 tonn/anno di olio vegetale puro, lo stesso spazio occupato da fotobioreattori può produrre dalle 10 alle 20 tonn/anno.
All’ottima resa, spiega Pier Giuseppe Polla, Presidente del Consorzio, si associa la riduzione o addirittura l’assenza di competitività sul suolo con le materie prime edibili e la capacità di fissare CO2 concentrata aprendo la strada ad un possibile riutilizzo delle acque industriali di scarto.
“Dalle alghe non solo biodiesel”, ha spiegato la Stazione sperimentale Oli e Grassi dal convegno capitolino dedicato a MAMBO, “ma per la chiusura del ciclo economico è opportuno tenere in conto il completo utilizzo della biomassa. Il contenuto in proteine e lipidi complessi può essere utilizzato anche per l’impiego in acquacoltura”. Il buon esito della prima fase determinerà l’avvio della seconda per procedere allo sviluppo industriale del progetto attraverso la realizzazione dell’impianto pilota.
Per consultare gli atti del convegno consultare il sito di “Assocostieri”:https://www.assocostieribiodiesel.com/ATTI_CONVEGNO.zip

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