Pike Research: "Sulla carta, le alghe potrebbe soppiantare del tutto, a livello mondiale, l'uso del petrolio, tuttavia, l'industria non è ancora pronta per la fase commerciale"
(Rinnovabili.it) – Non c’è da meravigliarsi che di fronte al progressivo impoverimento delle riserve petrolifere e il conseguente aumento dei prezzi del greggio, ad un mercato sempre più volatile e la minaccia imposta dai cambiamenti climatici, governi e industria abbiano iniziato a rivolgere la loro attenzione alle fonti combustibili biologiche per ridurre così le spese e la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento. Un esempio su tutti, la Royal Dutch Shell, prima multinazionale in ambito petrolchimico ad aver deciso di dedicarsi alla produzione di biocombustibili a partire dalle micro-alghe. Dall’annuncio, nel 2008, della prima bioraffineria Shell per la produzione di biodiesel algale nelle Hawaii alla vittoria, qualche giorno fa, della Ferrari al Gran Premio della Corea del Sud con rifornimenti contenenti una “miscela di benzina e etanolo a base di paglia”:https://www.rinnovabili.it/la-ferrari-vuole-vincere-il-gp-del-canadacon-il-biocarburante595596, la compagnia olandese continua a dimostrare una fiducia incrollabile nelle potenzialità dei biocombustibili. Una fiducia ben ripagata secondo la società d’analisi Pike Research che nella sua ultima relazione si è concentrata sul futuro del diesel prodotto a partire dalla coltivazione delle alghe, rivelando rosee previsioni per il prossimo decennio.
Grazie alla loro capacità di rendere fino a venti volte più olio per ettaro coltivato rispetto alle principali colture oleaginose, la facilità produttiva, la scalabilità e la non competitività con il settore alimentare, le alghe stanno convincendo un numero crescente di operatori a sfruttare l’opportunità offerta. Secondo l’indagine della Pike ciò determinerà una rapida crescita della produzione dei biofuel a base di alghe che nel 2020 raggiungerà il volume di 230 milioni di litri l’anno e un valore di mercato di 1,3 miliardi di dollari. La percentuale di sviluppo potrebbe apparire ridotta se confrontata con l’intero settore dei biocombustibili ma, preso singolarmente, il biodiesel algale si troverebbe sul suo grafico di crescita annuale composta un deciso + 72%.
“Sulla carta, le alghe potrebbe soppiantare del tutto, a livello mondiale, l’uso del petrolio, tuttavia, l’industria non è ancora pronta per la fase commerciale”, spiega Clint Wheelock presidente della Pike Research. I fattori limitanti ancora oggi sono costituiti perlopiù dagli alti costi della produzione diffusa, ed ecco perché molte aziende stanno riorientamento gli sforzi su bassi volumi. Pike Research prevede che saranno gli Stati Uniti a far decollare la produzione nei mercati mondiali, seguito dall’Unione Europea.