Rinnovabili

Bike sharing: la sostenibilità su due ruote

La bicicletta come tutti sanno è un mezzo di trasporto che non consuma e non produce emissioni di gas nocivi, quindi per sua natura è un mezzo ecologico e ad alta efficienza energetica. Non solo, migliora la qualità della vita e la salute del singolo e della collettività, poiché contribuisce alla diminuzione del traffico migliorando la qualità dell’aria e non ultimo l’umore. Ed ecco che da ogni parte del mondo spuntano nuovi modelli, più o meno futuristici e dai nomi strani, come la “flevobike”:https://www.rinnovabili.it/tecnonews olandese, la “velib” francese, la “magic wheel”:https://www.rinnovabili.it/tecnonews inglese, la “navitas”:https://www.rinnovabili.it/dal-220607-al-280607 americana, e così via. Negli ultimi mesi infatti si sta registrando l’aumento di una sensibibilità verso quella che ormai comunemente viene chiamata “mobilità sostenibile”, ovvero l’utilizzo, per i propri spostamenti dentro e fuori la città, di mezzi di trasporto che in qualche modo limitino le emissioni in atmosfera di gas nocivi a effetto serra. Questo approccio comprende mezzi di ogni tipo, dal trasporto pubblico alle automobili con motori più o meno “verdi” (come gli ibridi, i nuovi diesel e biodiesel, a gas, ecc) al trasporto privato a emissioni zero, ovvero quelli a propulsione umana come i pattini, i monopattini, ma soprattutto, dulcis in fundo, le biciclette. Partendo dal concetto del car sharing nella sua versione più sostenibile, cioè servizio che permette di prenotare un’automobile per utilizzarla in comune con altre persone per spostamenti di vario genere, evitando di seguire l’equazione 1 auto = 1 persona, il bike sharing prende in prestito il nome e la finalità ecologica dell’iniziativa, andando alla radice del problema evitando inoltre l’utilizzo di un veicolo a motore. Ma a differenza del comune noleggio di biciclette e di auto, il bike sharing è nato per dare all’utente la possibilità di orari e spostamenti flessibili, avendo l’opportunità, grazie alla dislocazione in più punti nelle città delle cosiddette rastrelliere, di prelevare la bicicletta in un punto e lasciarla poi in un altro, magari più vicino alla meta raggiunta. Ormai il bike sharing si è diffuso praticamente in tutte le città dei paesi occidentali, e per dare un’idea più concreta di come funziona e di come sia organizzato, esaminiamo come viene gestita questa iniziativa in alcune città in cui ci sembra funzionare meglio o avere un maggiore riscontro nella popolazione. Partiamo dagli Stati Uniti, più precisamente da New York, la città americana in cui il bike sharing ha fatto più notizia. Nella grande mela le due ruote sono in costante crescita, nonostante la difficoltà di aggirarsi tra i milioni di veicoli privati e yellowcab. Grazie all’iniziativa del Sindaco Michael Bloomberg è stato da poco inaugurato un progetto grazie al quale si possono prendere in prestito alcune biciclette per un tempo massimo di mezz’ora. Si possono trovare in più punti dislocati all’interno della città e possono essere restituite in luoghi diversi, il tutto a titolo gratuito. In Europa le città che hanno fatto parlare di sé in queste ultime settimane si trovano soprattutto in Spagna e Francia. A Barcellona è stato istituito un sistema di noleggio organizzato con abbonamento, che da’ diritto ad una tessera con la quale ritirare la bicicletta in qualsiasi stazione di “Bicing”, prelevandola proprio attraverso la carta elettronica, per restituirla poi, una volta utilizzata, nella stazione di raccolta più vicina. Questo nuovo tipo di trasporto pubblico è efficace e conveniente soprattutto per spostarsi velocemente e per tragitti non troppo lunghi. La prima mezz’ora infatti è gratuita, poiché inclusa nel prezzo di abbonamento, poi si paga una tariffa diversa a seconda del tempo di utilizzo del mezzo, per un massimo di due ore per tragitto. Nella città catalana questo servizio è risultato molto popolare, poiché è semplice, pratico e sostenibile, grazie alla presenza di punti di noleggio automatico di biciclette organizzato in una rete di interscambio con postazioni sparse nelle zone strategiche della città. In Francia le città più attive in questo senso sono Parigi e Lione. A Parigi l’iniziativa si chiama “Velib Bike System”, dal nome della bicicletta “velib”, nuovo vocabolo coniato dall’unione delle parole bici e libertà. La capitale francese risulta la città con il più alto numero di rastrelliere presenti, circa una ogni trecento metri, per un totale di 10.000 biciclette, che rende ancora più efficiente il servizio di trasporto pubblico. Qui il bike sharing funziona con un abbonamento annuale di 30€ con il quale viene consegnata una scheda magnetica che andrà inserita in un lettore collegato ad un dispositivo contenuto in ognuna delle rastrelliere della città. In questo modo viene liberata la bicicletta scelta, che può essere utilizzata per spostamenti a piacimento all’interno dell’ambiente urbano. Le “velib” a tre marce sono dotate di antifurto e lucchetto, e come succede a Barcellona i primi trenta minuti sono gratuiti, trascorsi i quali le tariffe sono di 0,50€ o di 1€, a seconda del tempo di utilizzo. Infine la bicicletta può essere riagganciata in una qualsiasi delle altre rastrelliere presenti in città. E in Italia? I precursori di questo modo di concepire la mobilità sostenibile sono senza dubbio Reggio Emilia, Cuneo e Parma, in cui il bike sharing funziona più o meno allo stesso modo. È inutile ribadire che di conseguenza alle iniziative sorte in questi capoluoghi, in tutte le regioni italiane i comuni si siano rimboccati le maniche per attuare una simile politica di mobilità sostenibile. Ma non in tutti il noleggio delle biciclette funziona allo stesso modo, anzi, nella maggior parte di questi, il servizio non è ancora organizzato in rastrelliere pubbliche dislocate nei punti nodali dei centri urbani, e molte sono semplici iniziative di noleggio agevolato per i lavoratori che arrivano nelle città con i treni o con le proprie automobili. Descriviamo quello di Parma, che ha il valore aggiunto di aver integrato sulle pensiline delle rastrelliere moduli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Il servizio si chiama “Punto Bici Bike Sharing” e prevede la presenza, in undici zone della città, di punti di distribuzione, le famose rastrelliere per il noleggio automatico, nelle quali, attraverso una card elettronica, è possibile prelevare una bicicletta. La consegna della bicicletta può avvenire in un punto diverso da quello del prelievo, affinché il servizio di bike sharing sia il più possibile integrato con la rete del trasporto pubblico su gomma. Il servizio è disponibile dalle 7.00 alle 24.00 ogni giorno e vi si accede solo dopo aver sottoscritto un accordo per l’utilizzo del servizio, che prevede il rilascio della solita tessera magnetica al Punto Informazione di Infomobility. Si paga una cauzione di 10€ e una quota annuale di 25€, e al momento dell’iscrizione alla Mobility Card l’utente ha a disposizione una ricarica per l’utilizzo del bike sharing del valore di 15€. Ma a che punto sono i capoluoghi italiani più importanti? Esiste il bike sharing a Milano? E a Roma? Nella capitale finanziaria del nostro paese negli anni ottanta era già stata organizzata un’iniziativa simile, ma in quel caso le biciclette, dal tipico colore giallo e dal telaio bucherellato, erano sparse nelle vie del centro, il loro noleggio non era regolato, ovvero potevano essere usate liberamente e in modo gratuito. Questa iniziativa non andò ovviamente a buon fine, perché le biciclette vennero razziate e sparirono in poco tempo dalla circolazione, palesando la poca funzionalità di un servizio che tale proprio non era. Da quel momento le amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni a venire, forse intimorite dalla cattiva riuscita del primo progetto, non si sono concretamente impegnate in azioni simili di mobilità a impatto zero, e ad oggi a Milano, il secondo comune italiano per numero di abitanti, non esiste un vero e proprio sistema di bike sharing strutturato. Forse però si sta muovendo qualcosa, poiché, come si apprende dal bilancio comunale del 2007, è stato approvato lo stanziamento di 100.000€ da dedicare proprio alla realizzazione di un servizio pubblico di noleggio automatico di biciclette. Per quanto riguarda Roma invece la situazione sembra migliore, perché all’inizio dello scorso anno accademico, il Rettore dell’università di Roma Tre ha inaugurato un servizio di prelievo automatico di biciclette, in numero di sessanta, a disposizione degli studenti e dei dipendenti dell’Ateneo, per promuovere lo spostamento sostenibile tra le diverse sedi dell’Ateneo stesso evitando un uso sconsiderato ed intensivo delle automobili. Il servizio è attivo tutti i giorni dalle 9,00 alle 16,00 e le chiavi codificate personali numerate (alternativa alla scheda elettronica o tessera magnetica) possono essere ritirate presso l’Ufficio del Mobility Manager. Come nelle sopradescritte iniziative simili è necessario compilare una sottoscrizione e versare una cauzione di 10€. Unitamente alla chiave viene consegnato in dotazione un cavetto antifurto. Dal momento in cui si ha a disposizione una chiave personale numerata è possibile prelevare una qualsiasi delle biciclette presenti nelle rastrelliere installate nelle sedi dell’Università. Quando si sgancia una bicicletta, il dispositivo blocca la chiave sul pannello, che verrà restituita nel momento in cui l’utente la riaggancerà nel medesimo punto. Questo tipo di iniziativa ha avuto ampio riscontro da parte di un numero sempre maggiore di Atenei e Comuni in tutta Italia, che hanno colto al volo una grande opportunità: rendere funzionante a livello nazionale questo tipo di servizio per gli studenti universitari e per tutti i cittadini più sensibili alle tematiche della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. Si tratta del circuito “C’entro in Bici”, iniziativa ideata dall’Ingegnere romagnolo Fulvio Tura, promossa per la prima volta dal comune di Ravenna nel 2001, ed oggi presente in venticinque comuni e otto regioni italiane (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Lazio, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Sardegna). Le rastrelliere sono dislocate in punti strategici come stazioni ferroviarie, parcheggi di scambio, piste ciclabili, fermate dei taxibus, in modo tale da permettere al cittadino e al turista di accedere ad un servizio semplice da raggiungere e comodo da usare. Al contrario di quanto accade per l’Ateneo romano in questi casi il servizio è totalmente gratuito, ma le biciclette sono praticamente le stesse, molto resistenti, con ruote anti-foratura, cavalletto e due cestini per il trasporto di borse di ogni tipo, dallo zaino per la scuola alle borse dello shopping. Ogni città ha scelto di distinguersi con un colore diverso, ma sempre brillante, per dare maggiore risalto all’iniziativa, perciò a seconda di dove vi troviate potete scorgere nel traffico biciclette blu, rosse, gialle, arancio. Un modo simpatico per affrontare il problema dell’inquinamento e incentivare la mobilità sostenibile! *Elisa Gabrieli*

Exit mobile version