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Basilicata: no al nucleare ma anche limiti sulle rinnovabili

Nuovo piano ambientale della regione che punta a raggiungere il 70% di energia da rinnovabili ma pone un tetto massimo agli incrementi di potenza

La Regione Basilicata ha da poco approvato un piano di indirizzo ambientale in cui si programma la strategia energetica fino al 2020, la quale non abbraccia la svolta nucleare del governo ma anzi la ritiene impraticabile. Nel documento, infatti, si dichiara l’impossibilità di ospitare sul territorio centrali o depositi di scorie e si definiscono invece altri obiettivi.
Veto sulle centrali e i depositi di scorie
“Vogliamo arrivare al 2020 capovolgendo gli attuali parametri, ha dichiarato l’assessore regionale all’ambiente Vincenzo Santochirico. “Vogliamo raggiungere il 70% di produzione energetica da fonti rinnovabili e il 30% da fonti tradizionali”. Per farlo, sono stati definiti quattro step principali: la riduzione dei consumi, l’incremento di energia elettrica da rinnovabili, l’incremento di energia termica da rinnovabili e la creazione di un distretto energetico nella Val d’Agri.
Limiti agli incrementi di MW rinnovabili
Ma per le fonti rinnovabili sono stati posti anche dei limiti: il tetto massimo per gli incrementi di potenza è fissato a 981 MW per l’eolico, 359 MW per il fotovoltaico, 50 MW per le biomasse e 48 MW per l’idroelettrico. Grandi parchi eolici e solari che superano i 1000 kW, ma anche gli impianti fotovoltaici più piccoli, se non integrati, sono sottoposti a regole severe e banditi da zone di interesse storico-naturalistico.
Nuovo distretto energetico in Val d’Agri
Nella Val d’Agri invece, dove è presente un parco naturale ma anche diversi giacimenti petroliferi, si costruirà un nuovo distretto energetico basato su fonti rinnovabili e non più solo sull’estrazione del greggio.

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