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Ban ki Moon al Senato Usa per la legge sul clima

La presenza del segretario Onu al Congresso per spingere ad approvare la legge Usa sul clima in modo di avere la delegazione americana alla Conferenza di Copenhagen, presenza ritenuta essenziale

(Rinnovabili.it) – Il segretario delle Nazioni Unite è oggi a Washington per incontrare sia i funzionari della Casa Bianca che senatori che dovrebbero votare la legge sul clima, già approvata dalla Camera Usa, e dire loro cosa ci si aspetta dagli Stati Uniti.
Janos Pasztor, a capo del Team per il Clima di Ban ki Moon, ha dichiarato ai giornalisti: “Il segretario generale è convinto che i governi raggiungeranno degli accordi di Copenaghen almeno sulle questioni fondamentali, un accordo internazionale giuridicamente vincolante, che poi è l’obiettivo finale per l’azione sul cambiamento climatico”, anche se qualche tempo fa le previsioni erano più pessimistiche.
Ma Ban ki Moon avendo parlato con vari leader mondiali in questi ultimi periodi ha riferito che “tutti vogliono, almeno nelle dichiarazioni, raggiungere un accordo a Copenaghen, mentre non siamo ancora del tutto sicuri che ci sia abbastanza volontà per farlo – ed ha aggiunto – La questione non dovrebbe essere se stiamo andando incontro ad un accordo, ma in quale modo possiamo ottenere il miglior compromesso a Copenaghen”.
A tutto questo non sarà indifferente la posizione degli Stati Uniti a Copenhagen, ma questo dipenderà in gran parte da quando e come sarà approvato il Climate Change Bill, che come abbiamo visto, è in attesa al Senato.
“Il mio obiettivo è informare i senatori di ciò che sta accadendo nell’ambito dei negoziati internazionali, gli standard nei quali i paesi si stanno adeguando a livello mondiale – dice Ban ki Moon – Queste informazioni dovrebbero essere molto indicative per i responsabili delle decisioni a Washington”.
Ormai tutte le nazioni sanno che debbono limitare l’aumento della temperatura globale terrestre entro i 2° C. Gli scienziati dell’Onu hanno ormai più volte sottolineato la necessità di riduzione delle emissioni globali da parte dei paesi industrializzati tra un -25% e un -40%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2020 e di almeno il 50% entro il 2050.
E anche sotto questi livelli ci sarebbe solo un 50% di possibilità di evitare le conseguenze più catastrofiche, secondo l’Ipcc.

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