(Rinnovabili.it) – Crescono le emissioni climalteranti dell’Australia. Non così tanto da allontanare il paese dall’obiettivo prefissatosi con il Protocollo Kyoto, ma abbastanza da mettere in allarme Canberra, costringendola ad ammettere che la costante e crescente domanda interna di carbone e gas porterà inevitabilmente a fare i conti con un incremento importante dei gas serra al 2020. A diffondere le pessimistiche previsioni è il Dipartimento del Climate Change precisando che, lasciate pressoché immutate, le attuali politiche energetiche porteranno alla produzione di *690 milioni di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio,* pari ad un più 24% rispetto i livelli del 2000. Il pronostico prende per base le attuali leggi australiane sottolineando la necessità per il paese di introdurre l’atteso _prezzo sulle emissioni di carbonio_ come misura anti-inquinamento.
“Evidentemente – ha affermato il ministro ai cambiamenti climatici Greg Combet – c’è bisogno di fare di più e per questo motivo dobbiamo velocemente introdurre un _carbon price”._ Per soddisfare l’impegno preso di fronte al consesso internazionale la nazione dovrebbe ridurre entro dieci anni le emissioni serra del 5 per cento, che allo stato attuale si tradurrebbe in un taglio di circa 160 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. “Una cifra pari alla riduzione del 75% delle emissioni generate dalla produzione elettrica”, ha chiarito Combet. “Senza un prezzo del carbonio a supporto degli investimenti a lungo termine nel settore dell’energia rinnovabile, della produzione a basse emissioni e dell’efficienza energetica, la relazione prevede che continueranno ad essere costruite nuove centrali a carbone e mettendo in pericolo il target del governo di produrre il 20 per cento della nostra energia da fonti rinnovabili nel 2020″.