Grazie allo sfruttamento dei giacimenti di gas presenti nell'ovest dell'Australia il paese, a detta di un gruppo di analisti, potrebbe divenire il "Medio Oriente del gas", ma le ricadute sull'ambiente non sarebbero trascurabili
(Rinnovabili.it) – L’Australia, secondo il parere di un gruppo di esperti, potrebbe diventare il nuovo “Medio Oriente del gas” grazie anche al grande interesse dell’Asia per l’acquisto delle vaste riserve di gas presenti nel paese.
La scorsa settimana il Governo ha approvato il Gorgon Lng (Gorgon liquefied natural gas), progetto che mira allo sfruttamento delle riserve naturali del Paese e alla trasformazione della risorsa in forma liquida, più facile da traspostare attraverso i gasdotti.
La zona di interesse è l’ovest dell’Australia, che conta tre importanti giacimenti: il Carnarvon, il Browse e il bacino Bonaparte
A detta del Primo ministro Kevin Rudd, il progetto, che sarà realizzato grazie alla joint venture tra Chevron, Shell ed Exxon Mobil, potrebbe costare 50 miliardi di dollari e porterebbe alla creazione di almeno 60 mila posti di lavoro.
Ma non tutti sono entusiasti: numerosi gruppi ambientalisti temono che la tutela ambientale venga lasciata in secondo piano causando l’aumento delle emissioni di gas ad effetto serra.
Il ministro dell’Ambiente australiano, Peter Garret, ha ammesso che il nuovo progetto sarà causa di una notevole produzione di emissioni nocive, soprattutto se non dovesse avere successo il progetto di pompare le emissioni di biossido di carbonio nel fondo marino.
L’Australia ha esportato, nel 2006, 15,2 milioni di tonnellate di gas liquido, valore 5,2 miliardi di dollari. La cifra, ha dichiarato il governo australiano, sarà quadruplicata a 60 milioni di tonnellate entro il 2015, se tutti i progetti attualmente in programma procederanno.
Vista la determinazione del Governo nel portare avanti lo sfruttamento del gas australiano, il ministro Garrett ha incluso nel documento per l’approvazione del progetto Gorgon, 28 condizioni destinate a proteggere l’ambiente.