Gli Stati australiani hanno deciso di creare un sistema di “carbon trading” e di ridurre del 60% le emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Contrario il premier Howard, che si rifiuta, non solo di ratificare il Protocollo di Kyoto, ma anche di fissare limiti vincolanti alle emissioni di anidride carbonica
I sei Stati e i due Territori dell’Australia hanno deciso di ridurre del 60%, rispetto ai livelli del 2000, le emissioni di gas serra entro il 2050 e di realizzare entro il 2010 un sistema nazionale di “carbon trading”, ovvero un sistema di compensazione delle emissioni di anidride carbonica: maggiori sono le emissioni e più fondi si devono stanziare per progetti di carattere ambientale o energetico. Questa decisione è in contrasto con quanto dichiarato dal premier John Howard, che nei giorni scorsi aveva negato il suo appoggio al progetto, visto come un possibile danno per l’economia australiana e un limite per l’esportazione di carbone nel mondo. Inoltre, il primo ministro ha annunciato la possibilità che vengano tassate le emissioni nocive, nonostante il suo rifiuto di fissare limiti vincolanti. ‘Non abbiamo voluto imporre un determinato obiettivo, per le possibili conseguenze di ciò per l’economia, specialmente per il lavoro’, ha dichiarato Howard. Il governo conservatore ha sollevato molte polemiche anche per il rifiuto di ratificare il Protocollo di Kyoto, in contrasto con la linea politica del leader del partito laburista Kevin Rudd. (fonte Ansa, Reuters)