Fotografa le nubi emesse dai vulcani e ne permette una scansione tridimensianale in grado di determinare la composizione. L'innovazione ENEA permetterà di far luce sugli effetti dell'attività vulcanica in relazione al cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Un radar ottico in grado di fotografare e fare scansioni tridimensionali delle nubi vulcaniche anche a chilometri di distanza, permettendo così lo studio e l’analisi dei materiali emessi in fase di eruzione con una risoluzione parziale di 15 metri e ogni 10 secondi. Il merito di questa innovazione è dell’ENEA di Frascati per aver realizzato uno strumento, l’ATLAS, che ha raggiunto i livelli attuali di precisione dopo essere testato in occasione delle eruzioni dell’Etna e dello Stromboli negli anni 2008 e 2009. Durante le campagne di misura è stato possibile registrare i livelli di particolato nel caso dell’Etna e di vapore acqueo emesso dallo Stromboli.
L’importanza dello studio della composizione delle nubi vulcaniche è tema quanto mai attuale vista l’influenza delle varie componenti emesse in fase di attività vulcanica sui cambiamenti climatici: il rilascio nella bassa atmosfera di polveri altamente inquinanti che crescono in relazione all’intensità del fenomeno vulcanico è una di queste. Ed è proprio a questo punto che entra in gioco il ruolo chiave di ATLAS, in grado di calcolare la composizione delle nubi specificando la percentuale di ogni elemento al suo interno rendendo più semplice fare previsioni relativamente agli impatti climatici. Gli effetti degli aerosol atmosferici, composti da particelle e corpuscoli in sospensione presenti in percentuali variabili, sul cambiamento climatico sono infatti di grande attualità, e lo erano anche prima che il vulcano islandese eruttasse nei giorni scorsi oscurando i cieli con una enorme massa di cenere e gas, scatenando ipotesi e panico proprio in relazione al fenomeno e ai relativi effetti che potrebbe avere sul Pianeta. Grazie al fermo negli aeroporti, conseguenza della scarsa visibilità nei cieli e del pericolo di danni ai motori dei velivoli, le stime parlano di un risparmio di inquinanti di ben 3 milioni di tonnellate in 5 giorni anche se, probabilmente, in parte compensate dall’aumento del trasporto su gomma.
Nel caso specifico del vulcano islandese Eyjafjallajökull l’impatto sul clima non sarà per fortuna rilevante, dichiarano gli esperti, probabilmente si rivelerà addirittura nullo vista la ridotta quantità di zolfo emesso e dato che l’anidride carbonica rilasciata in atmosfera è stata compensata dal risparmio derivato dal fermo dei voli.