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Assocostieri, i biofuel italiani hanno bisogno di incentivi e finanziamenti

Assocostieri chiede al Governo maggiore spazio e maggiore sostegno. Come fotovoltaico ed eolico i biocarburanti fanno molto per la lotta al cambiamento climatico ma non sono altrettanto supportati, questa la motivazione diffusa dal Vice Presidente dell'Associazione Pier Giuseppe Polla

(Rinnovabili.it) – I biocarburanti svolgono un importante ruolo all’interno delle politiche per la riduzione del quantitativo di emissioni nocive rilasciate in atmosfera “E un loro maggiore utilizzo, semplicemente applicando le norme comunitarie, avrebbe notevoli benefici per l’aria che respiriamo tutti i giorni, evitando il ricorso alle tanto contestate domeniche a piedi” è questa la dichiarazione di Pier Giuseppe Polla, Vice Presidente Assocostieri – Unione Produttori Biocarburanti, l’associazione aderente a Confindustria che riunisce e tutela i produttori italiani di biocarburanti.
“Nel 2010, il consumo di biodiesel in Italia è stato pari a 1,3 milioni di tonnellate, con un risparmio in termini di emissioni di CO2 pari a 1,9 milioni di tonnellate. Tanto per dare un’idea, il medesimo risultato si sarebbe potuto ottenere spegnendo i motori di 600 mila automezzi per un anno, oppure percorrendo 8 miliardi di chilometri in meno!”. Sono questi i dati resi noti da Polla in occasione della richiesta fatta al Governo affinchè si riconosca un premio alla produzione europea di biofuel con il fine di eliminare la concorrenza con i biocombustibili importati dall’estero dove sono numerose e ingenti le sovvenzioni al comparto. Assocostieri chiede quindi incentivi e finanziamenti così come ne sono state affidate a fotovoltaico ed eolico, per far sì che i biofuel contribuiscano ancora maggiormente al calo dell’utilizzo di combustibili fossili altamente inquinanti.
La realtà di altri paesi europei concede maggiori agevolazioni alla produzione di carburanti alternativi le cui quote minime da rispettare sono decisamente superiori alle italiane nonostante sia riconosciuto dall’Unione europea, già dal 2003, il ruolo decisivo dei biocarburanti nella lotta al cambiamento climatico. Per questo nel 2003 l’Unione obbligò a rispettare la percentuale del 5,75% entro il 2010 con l’obiettivo successivo segnato dalla Direttiva Europea 28/2009 che ha imposto il 10% entro il 2020, direttiva in fase di recepimento in Italia dove la quota bio rappresenta solo il 4% contro i livelli decisamente superiori di Francia, Spagna e Germania che rispettivamente offrono il 7%, il 5,83%% e il 6,25%.
“Alla luce di questi dati, attraverso la semplice adozione della normativa comunitaria con un innalzamento delle quote minime da immettere in consumo e l’introduzione delle maggiorazioni per i biocarburanti, si raggiungerebbe un triplice obiettivo diretto: evitare sanzioni all’Italia per il mancato rispetto delle normative comunitarie, ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 e valorizzare un settore che vede impegnate oltre 20 aziende e centinaia di lavoratori”, ha aggiunto Pier Giuseppe Polla. “In Italia, attualmente, il biodiesel è l’unico carburante alternativo per autotrazione in forma liquida effettivamente disponibile sul mercato in quantità significative. Le auto elettriche rappresentano una percentuale minima del parco macchine oggi circolante, mentre quelle alimentate a celle solari o a idrogeno sono ancora allo stadio di ricerca” con l’aggravante che, nonostante l’elevata produzione di biocarburanti, il nostro paese si trova agli ultimi posti per consumo.