(Rinnovabili.it) – Nel primo semestre del 2010 ben 118 nuove turbine eoliche offshore sono state connesse alla rete elettrica in Europa, per una capacità totale di oltre 330 MW, superando così, di gran lunga, quanto realizzato nello stesso periodo lo scorso anno. Sono “dati rosei”:https://www.ewea.org/fileadmin/ewea_documents/documents/publications/statistics/113003-EWEA-key_trends-2L_FB.pdf quelli snocciolati oggi dall’European Wind Energy Association (EWEA) che tracciano la crescita progressiva di un settore che ha saputo tenere testa alla crisi finanziaria. La sfida economica sembra dunque esser stata superata come dimostrano anche le 151 turbine (440 MW) istallate in mare aperto ma non ancora entrate in operatività e che fanno del 2010 l’anno d’oro per la crescita del settore.
Nel complesso, dei 16 impianti progettati – per un totale di 3.972 MW di potenza – 4 sono diventati pienamente operative in questi mesi: Poseidon in Danimarca, Alpha Ventus in Germania, Gunfleet Sands e Robin Rigg nel Regno Unito. In tal modo, attualmente l’Europa può contare 948 aerogeneratori marini in 43 impianti, con *una capacità totale di 2.396 MW*.
Tra i progettisti, E. ON Climate and Renewables ha sviluppato il 64% della capacità offshore collegata alla rete durante la prima metà del 2010, seguita da DONG (21%) e Vattenfall (11 %). Tra i produttori, sempre nello stesso periodo, Siemens rappresenta il 55% della capacità, Vestas il 36% e REpower il 30,9%. “Nonostante la crisi finanziaria, il comparto continua a essere un importante settore in crescita”, ha dichiarato Justin Wilkes di EWEA . “Il numero di turbine offshore allacciate alla rete elettrica nel primo semestre del 2010 è ben oltre la metà dell’importo totale installato nel 2009 e sono convinto che stiamo andando verso un anno da record”.
“Non c’è dubbio che questa fiorente industria è frenata dalla mancanza di finanziamenti. I progetti portati avanti dalle utility pubbliche risultano essere i meno colpiti […] ma gli sviluppatori indipendenti sono fortemente ostacolati”. In tal senso spiega Wilkes, sono necessari e fondamentali i prestiti delle istituzioni pubbliche come la Banca europea degli investimenti, già meritevoli d’aver aiutato un gran numero di progetti. “Ma ora questo sostegno – conclude Wilkes – deve essere ulteriormente aumentato”.