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Anche Bolivia e Perù contro il bioetanolo e Lula

Evo Morales e Alan García, presidenti di Bolivia e Perù, hanno attaccato duramente la produzione di energia “verde” estratta da colture agricole durante il “Settimo Forum Permanente dell’ONU per gli Indigeni”. Si aggiungono così ad altri leader latino-americani come Fidel Castro e Hugo Chávez, che da tempo sono critici nei confronti dei biocarburanti colpevoli, a loro avviso, di “affamare e non di salvare il mondo”.
“Non riesco a capire come alcuni possano usare la terra per produrre combustibili – ha protestato Morales – e non per salvare vite umane. Ci sono alcuni presidenti sudamericani che da tempo parlano di biocarburanti senza capire in realtà ciò di cui stanno parlando”.
Anche se non ci sono stati riferimenti espliciti a Lula, é chiaro ormai che é sotto attacco. E tutti al Palazzo di Vetro hanno pensato subito al presidente del Brasile, che sui biocarburanti punta moltissimo. Infatti dopo decenni di ricerca oggi il Brasile è leader mondiale proprio nella produzione di biocarburanti da canna da zucchero.
Anche Alan García, nell’attaccare i biocarburanti, ha detto che “La domanda per questo tipo di combustibili minaccia la produzione mondiale di alimenti – e lanciando un avvertimento – Da oggi nei Forum Internazionali il Perù farà un appello continuo e vigoroso affinché i grandi paesi limitino la conversione delle loro terre dal cibo all’etanolo”. Dito puntato quindi sui carburanti da alcune coltivazioni agricole, causa in America Latina del rincaro notevole degli alimenti-base, come riso e mais. Altro attacco alla politica di Lula era venuto dalle dure critiche di Jean Ziegler, consigliere ONU per la sicurezza alimentare, che aveva bollato l’uso dei biocarburanti come “un crimine contro l’umanità”.
Il presidente del Brasile si difenderà a Roma il prossimo giugno, alla conferenza mondiale della FAO “Sicurezza alimentare, clima e biocarburanti”, sostenendo che il biocarburante che produce, estratto dalla canna da zucchero, non ha effetti sulle produzioni agricole locali, perché la terra coltivabile a disposizione è immensa e che é diverso da quello USA, ricavato dal mais, più inquinante e meno produttivo.

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