Le alghe marine stanno ricevendo un’attenzione sempre crescente da parte del mondo industrializzato per la loro capacità di metabolizzare il carbonio organico e l’azoto. Ora uno studio condotto da ricercatori a livello internazionale e pubblicato on-line dalla rivista Nature ha contribuito a far luce sul loro funzionamento. I ricercatori hanno, infatti, ottenuto il sequenziamento della diatomea Phaeodactylum tricornutum, un tipo di alga microscopica che cresce negli oceani e cattura il carbonio atmosferico. Il prossimo passo sarà quello di concentrarsi sul ruolo del ferro nella soppressione della fotosintesi e dell’assimilazione dell’azoto. Il dott. Chris Bowler della Ecole Normale Supérieure in Francia ha ipotizzato che, poiché le diatomee catturano il biossido di carbonio molto efficacemente e poiché il ferro è così prezioso negli ambienti marini, una strategia potrebbe essere quella di usare il ferro per indurre massicce fioriture delle diatomee. “Una volta che hanno banchettato – ha spiegato – il peso dei loro gusci silicei, che sembrano di vetro, causa l’affondamento delle diatomee sul fondo dell’oceano dove muoiono, e il carbonio che hanno assimilato rimane intrappolato lì per millenni”. La speranza è che “sequestrando il carbonio in questo modo si possano annullare i danni derivanti dalla combustione dei carburanti fossili”. Lo studio è stato in parte finanziato dal Sesto programma quadro (6°PQ) dell’UE.