E’ un uomo schietto e informale quello che incontriamo nell’ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare più “articolata” di questa Legislatura.
Angelo Alessandri ci accoglie cordialmente per tracciare, con pazienza meticolosa, il quadro dal suo privilegiato punto di osservazione
Mauro Spagnolo: On. Alessandri ci può anticipare di cosa si occupa la Commissione Ambiente Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, ed esattamente qual è il suo ruolo istituzionale?
Angelo Alessandri: La Commissione che dirigo credo sia tra le più complesse tra quelle di Montecitorio. Essa infatti racchiude le competenze di ambiente, territorio e lavori pubblici; quindi tre diverse commissioni che sono state raggruppate in un’unica. Di riflesso in questa Commissione si tratta di economia, di beni culturali, di agricoltura, e specialmente di ambiente. Tutti gli aspetti territoriali nel loro complesso, il rapporto con le amministrazioni locali e con il territorio e quindi i mari, i fiumi, le montagne, i parchi. C’è tutto dentro, compreso i vincoli e le modifiche.
E poi ci sono i compiti più recenti come quelli che riguardano il Protocollo di Kyoto dove trattiamo dal risparmio energetico all’uso delle fonti rinnovabili. Non voglio infine dimenticare la competenza che abbiamo nella gestione delle calamità e delle emergenze: dagli incendi alle frane, ai terremoti.
*MS: Come si svolgono praticamente i lavori della Commissione?*
AA: La Commissione è composta da oltre 40 commissari che sono chiamati a discutere e produrre, nelle varie fasi dell’iter parlamentare, i pareri sui decreti e sui disegni di legge e su ogni atto parlamentare di nostra competenza.
Poi abbiamo il compito di istituire indagini conoscitive e possimo attuare procedure in piena autonomia, come la bicamerale sui rifiuti, che abbiamo creato attraverso un canale preferenziale tra Camera e Senato, che si occupa, in piena autonomia, degli “illeciti” sui rifiuti e dell’ecomafia.
*MS: Parliamo di energia. Il nostro ex Ministro dell’Attività Produttiva aveva indicato come obiettivo strategico nazionale un mix così composto: 50% da fonte fossile, 25% da nucleare, 25% da rinnovabili. Lei cosa ne pensa?*
AA: Le anticipo che io non sono nato nuclearista. Per questo motivo da Presidente ho iniziato a cercare di capirne di più e dopo due anni sono arrivato alla seguente conclusione: di nucleare ne sanno tutti davvero poco. Io per primo.
Ho cominciato a chiamare esperti in Commissione per approfondire vari aspetti e il 15 di Luglio sarò probabilmente in Francia a vedere gli impianti più innovativi.
Comunque parto da un presupposto: continuiamo a produrre la stragrande quantità di energia da fonti fossili inquinando terribilmente. La pianura padana, ad esempio, risulta essere attualmente il luogo più inquinato di Europa, e questo è un problema che ci dobbiamo porre. Perché vogliamo fare gli ambientalisti dicendo no al nucleare, ma allo stesso tempo inquiniamo in questo modo? Abbiamo fatto sforzi economici enormi con le fonti rinnovabili. Rispetto agli altri paesi europei siamo partiti tardi, ma abbiamo avuto un trend di crescita incredibile. E questo sviluppo è stato finanziato con le bollette degli italiani, privati e aziende, e mi sembra che il risultato finale, se pur importante perché comunque utile, non sia stato enorme. Oggi siamo a circa il 14% dell’elettrico da rinnovabili e credo che lo sforzo da fare sia ancora talmente grande, con ulteriori costi per i cittadini, che non so se il gioco ne valga la candela. I dati ci dicono poi che le fonti fossili le dobbiamo andare a comprare fuori; per il gas siamo spesso politicamente ricattabili dai paesi come la Libia, la Russia e qualche paese europeo, e la stessa cosa avviene per il petrolio. Poi c’è quel 10% di energia elettrica che importiamo e che è generato da centrali nucleari che abbiamo “sulla testa”. E con questo intendo che abbiamo circa 190 centrali in Europa di cui 30 a pochi chilometri di confine. Ora, preso atto di questo e cioè che in maniera non ipocrita dobbiamo ammettere che stiamo comprando da chi vicinissimo a noi produce con il nucleare, e che si tratta non di prima o seconda generazione, ma che stiamo parlando di terza avanzata, con protocolli di sicurezza importanti, dovremmo, a mio giudizio, affrontare con più equilibrio la questione.
*MS: E il problema delle scorie?*
AA: Sicuramente è il problema più delicato della questione nucleare, anche se molto ridotto rispetto a prima grazie allo sviluppo delle ultime generazioni.
*MS: E come convincere i cittadini…*
AA: I dubbi nascono dalla mancanza di fiducia verso le Istituzioni e di trasparenza nelle procedure; per cui si dice “dacci le garanzie e poi ci fidiamo”, ecco, sento dire spesso questa frase. Allora forse un po’ di colpe tutti le dobbiamo assumere e pensare ad un percorso informativo, di coinvolgimento e di convincimento basato anche su garanzie vere. Se riusciamo a garantire questo percorso, credo che oggi gli italiani siano, in buona parte, favorevoli al nucleare.
*MS: Comunque ritiene, al di là del problema ambientale, che esistono dei margini di convenienza economica nel realizzare centrali nucleari in Italia?*
AA: Il problema non sarà risolto entro dieci anni, sarà necessario sicuramente più tempo ed il percorso non sarà semplice. Bisogna fare un piano strategico nazionale, che oggi manca, che dovrebbe indicare alle Regioni, in base a quelle che sono le loro competenze, quali sono gli obiettivi che ognuna, in maniera responsabile, deve raggiungere. E credo che questo si possa allargare anche alle rinnovabili: alcune fonti potrebbero essere da abbandonare a favore di altre che oggi non prendiamo ancora troppo sul serio.
*MS: Ad esempio?*
AA: La biomassa o la geotermia. Sono tecnologie che oggi non sono abbastanza conosciute e diffuse, forse perché il business è più sulle fonti rinnovabili che sono state maggiormente promosse. Questi conti vanno fatti…
*MS: Immagino che Lei alluda al conto energia del fotovoltaico. In che termini vorrebbe modificare la situazione?*
AA: Più che al fotovoltaico alludo all’eolico. In Italia l’eolico aveva come disponibilità teorica 5000 MW, oggi siamo a circa 7000 MW e ci sono 19000 MW di richieste. E questo mi sembra comprensibile quando finanziamo 150/180 centesimi per kWh, e in Germania ne offrono 20! Sono dalle 7 alle 9 volte in più. C’è forse qualcosa che non quadra nel sistema. Un incentivo secondo me deve essere effettivamente tale, ma se la collettività paga più del valore che produce l’impianto, qualcosa non funziona.
*MS: Possiamo parlare di vera e propria speculazione su alcune rinnovabili in Italia?*
AA: Sì, possiamo parlare di condizioni per la speculazione pura. E’ da rivedere, a mio giudizio, un po’ tutto il sistema di incentivazione e trasformarlo in strumento più equilibrato. E’ una valutazione che va fatta in maniera seria e le anticipo che ho iniziato un percorso di analisi e di critica all’attuale sistema che mi auguro possa presto portare ad una rivisitazione del meccanismo.
*MS: Infine vorrei conoscere il suo parere su un problema molto delicato: la gestione delle emissioni a livello globale e del fallimento della Conferenza di Copenaghen. Qual è il suo pensiero e che cosa prevede rispetto a questo mancato accordo?*
AA: Che Copenaghen sarebbe stato un fallimento lo sapevano tutti prima dell’inizio della conferenza. Era chiaro perché oltre l’80% delle emissioni prodotte dai paesi extra U.E. provengono dall’America, dalla Cina, dal Messico e dall’Australia, i quali hanno deciso, ancora una volta, di non decidere.
L’Europa però, nonostante stia facendo più di tutti gli altri in questo senso, non ha una sua politica forte e questa è una mancanza grave. Ci siamo dati dei parametri con penali altissime, in caso di non raggiungimento, che io ritengo anche eccessive. Stiamo insomma spingendo al massimo per fare dei passi in avanti, cercando di fare la nostra parte. Ma il problema è che se USA e Cina per primi non si muovono, non cambierà nulla di sostanziale.
Credo però che alla fine qualcosa si muoverà, in maniera lenta, ma si muoverà.
E quando gli altri Paesi arriveranno a decisioni finalmente importanti, noi avremo fatto sicuramente la nostra parte.