In occasione della seconda e ultima giornata del Venice Forum che si sta tenendo a Venezia, Grazia Francescato, deputata verde della “Commissione Ambiente della Camera”, risponde alle proposte di rilancio dell'atomo presentate da alcuni partecipanti al convegno
Nucleare? Grazie no. Per l’ennesima volta, con vecchie e nuove motivazioni diciamo che non ci serve. Certo il revival ora si basa sul fatto che il nucleare non produce emissioni, e questo è vero. Nessuno però ha ancora risolto i problemi chiave: sicurezza, autonomia energetica, trattamento delle scorie, decommisioning. Tenendo presente tutti questi problemi, i costi effettivi del nucleare salgono alle stelle e ci appare ancora una volta per quello che è: un’immensa patacca che, nel nome della lotta al cambiamento climatico, si cerca di propinare a cittadini e decisori pubblici.
Per non parlare dei problemi geopolitici connessi: chi decide a quale nazione si potrà concedere il nucleare e a quale no? Chi stilerà la pagella dei buoni e dei cattivi? E come la mettiamo con i problemi di sicurezza connessi al terrorismo internazionale? Il nucleare è un ritorno al passato. Il futuro si chiama efficienza energetica, fonti rinnovabili (solare in testa) e tanta ricerca per invertire la rotta e combattere davvero il cambiamento del clima. *Grazia Carla Francescato*
*Venice Forum: serve accordo europeo su politica, scelte e tecnologia energetica*
_Il convegno che ha il suo punto di riferimento nelle politiche verso gli stati appena entrati nell’Ue e quelli come la Russia e la Turchia da cui l’Europa dipende per il gas. Grandi preoccupazioni quindi sui rapporti internazionali ed esigenza di una “single voice” della Comunità Europea verso i suoi interlocutori. Ecco alcuni dei punti salienti della prima giornata_
21/06/2007 – Venezia – Questo convegno, giunto alla sua seconda edizione, ideato e organizzato da Comune di Venezia, Unicredit Group, Fondazione Venezia 2000 e dalla rivista “East” presso la Fondazione Grigio Cini, ha puntato la sua attenzione sulla strategia europea con una certa convergenza degli interventi sulla necessità che l’Europa si doti, non solo di una strategia comune nei confronti dei paesi ricchi di bacini di gas, ma anche di un programma unitario per la costruzione di reti di distribuzione di energia e per il mutuo soccorso energetico, in caso di emergenze di un singolo stato dell’unione.
Di questo tono l’intervento di Umberto Quadrino, AD dell’Edison, che ha parlato della sicurezza dell’approvvigionamento del gas come una soluzione a medio termine, dichiarando anche che per il futuro occorrerà ripensare al nucleare.
Nell’intanto ha lanciato la proposta del “20-20-20”, cioè per il fatidico 2020, non solo una riduzione del Co2 del 20%, ma anche una riduzione dei consumi del 20% e un impiego di fonti rinnovabili per un totale del 20% sulla produzione energetica complessiva.
L‘intervento di Pippo Ranci, direttore della scuola delle regole, dell’Istituto Universitario Europeo, ha dichiarato di non essere pessimista in merito all’andamento del dibattito sulle rinnovabili, l’importante è trovare una strategia unica in Europa, come raggiungere gli obiettivi prefissati, la sicurezza dell’approvvigionamento in un modo organico tale che le strutture e i rischi vengano risolti a livello europeo e non gravino sul singolo stato membro.
Anche Fabrizio Barbaso, direttore della Commissione Europea Energia e Trasporti, ha parlato a favore della cooperazione europea, questa volta sui fronti delle reti e della produzione, ponendo l’attenzione sulla tematica della loro separazione. Inoltre ha annunciato che sono allo studio una direttiva europea, vincolante sulle fonti di energia elettrica, un pacchetto di linee guida per quanto riguarda la produzione di biocarburanti e un’attenzione particolare al confine tra Turchia e da Russia, una zona estremamente importante per il futuro approvvigionamento.
E’ stato toccato anche il lato finanziario. Bertrand De Mazieres, direttore generale della Banca Europea degli Investimenti, ha parlato di special bond, legati al settore delle rinnovabili. Ma ha fatto anche un cenno alla produzione di biocarburanti, che spesso viene da una serie di coltivazioni che non di rado sono realizzate in paesi del terzo mondo a danno della flora preesistente e quindi spesso con problemi di deforestazione, ma anche con un utilizzo non sempre legale e rispettoso della mano d’opera, talvolta sfruttata senza mezzi termini. E questo ovviamente pone interrogativi sia sul piano ambientale che su quello etico e dei diritti umani.
Una visione più a lungo termine è stata invece prospettata da Rubbia, per il quale lo sviluppo delle tecnologie con cui produrre fonti di energia alternativa è fondamentale, anzi indispensabile. Altrimenti l’attuale livello tecnologico non riuscirebbe mai a garantire un contributo percentualmente davvero significativo. E quindi tanto per citare due esempi, l’evoluzione della tecnologia della concentrazione solare e l’estrazione dell’etanolo dalla cellulosa.
Va ribadito che al convegno si è realizzata una numerosa partecipazione di esponenti dei paesi dell’Europa Orientale, degli Stati Balcani, oltre che della Russia e della Turchia. Un segnale importante, perché non solo l’Europa Occidentale si trovi coivolta, ma anche i nuovi paesi arrivati nella Ue e gli stati fornitori di materie prime per l’energia.