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Airborne, il prototipo sfrutta le correnti d’alta quota

Turbine ad alta quota per sfuttare i venti della troposfera. La tecnologia avanza e gli esperimenti della Joby Energy daranno presto i primi risultati. Ma non mancano le preoccupazioni delle associazioni che temono danni all'avifauna

(Rinnovabili.it) – L’idea di sfruttare i venti della troposfera risale al 1970 ma la tecnologia è da poco giunta a soluzioni che potrebbero permettere di produrre energia dalle “alte brezze”, correnti costanti che soffiano ad un’altezza dalla superficie terrestre che varia dagli 8 chilometri dei poli fino ai 20 dell’equatore. Tra le ultime innovazioni si inseriscono a pieno diritto anche le turbine prototipo *Airborne* studiate per sfruttare un potenziale ventoso che alle alte latitudini è stato stimato in 800 TW. Da questi dati è nata l’idea della società californiana *Joby Energy*, che attualmente sta testando una turbina da 30 kW simile ad un piccolo velivolo che, portato in quota da una serie di turbine che inducono un movimento rotatorio per massimizzare l’esposizione alle correnti, trasmette a terra attraverso dei cavi di connessione l’elettricità generata. “I numerosi motori e turbine assicurano che il sistema possa essere controllato nel caso improbabile di un guasto al motore di bordo”, spiega il portavoce della Joby Energy, Sher Quaday precisando: “Usiamo ali rigide rispetto alle strutture in tessuto, che ci permettono di operare per molti anni senza sostituzione dei componenti.”
Qualora il prototipo si dimostrasse idoneo, la Joby testerà la versione da 100 kW l’anno prossimo stimando che il primo sistema di distribuzione è probabile venga distribuito a due anni di distanza.
Anche altre società stanno attualmente sviluppando turbine ad ‘alta quota’ affrontando sfide importanti tra cui la resistenza dei componenti e specifiche norme di sicurezza che vanno oltre la salvaguardia della salute umana. “Abbiamo incontrato alcuni esperti di avifauna e sono preoccupati per gli uccelli e per i pipistrelli”, ha riferito Quaday annunciando l’intenzione di lavorare a stretto contatto con le organizzazioni per impedire che la tecnologia danneggi la fauna selvatica o l’ambiente.